Sembra procedere la fusione tra Tim e Iliad, l’ex-monopolista italiano e l’azienda francese a basso costo di servizi di telecomunicazioni (1).
Ufficialmente è Iliad che vorrebbe incorporare Tim ma – storia passata e recente nonché comportamenti nel mercato – non è lunare credere che potrebbero avere il sopravvento le mire predatorie dell’azienda italiana.
Nei giorni scorsi ci sarebbe stato un incontro di studio di fattibilità tra i dirigenti di Iliad (il presidente Xavier Niel) e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti per un’aggregazione (2).
Perché il ministro Giorgetti?
E’ normale che invece di incontri tra i dirigenti delle rispettive aziende (Xavier Niel presidente di Iliad e Alberta Figari presidente di Tim), sia il governo italiano a rappresentare Tim per questa fusione?
Certo, Niel è il maggiore azionista di Iliad (70%) e Giorgetti/governo italiano è il maggiore azionista di Tim (9,810% tramite il bancomat dello Stato, Cassa Depositi e prestiti).
Ma mentre il francese è un imprenditore che usa e rischia i suoi soldi, l’italiano è un ministro che usa e rischia i soldi dei contribuenti.
Non solo, ma il nostro ministro, oltre che esecutore delle politiche decise dal Parlamento, è anche decisore visto che la maggior parte delle leggi sono di fonte governativa e approvate col meccanismo della fiducia allo stesso governo.
Insomma, Giorgetti, sembra che svolga la funzione di controllore e controllato, in un contesto in cui, se non ci siamo persi qualche passaggio (!), ufficialmente vige concorrenza e libero mercato.
La nostra preoccupazione su questi meccanismi si accentua perché, siccome crediamo che Tim sia un operatore di qualità tra i più costosi del mercato, mentre Iliad è sempre di qualità ma tra i più economici dello stesso mercato, la ragion di Stato che guida Tim possa pesantemente prevalere su quella di mercato… e in genere le spese le subiscono gli utenti di questi servizi, potenzialmente privati di opzioni in cui qualità ed economicità vadano di pari passo. Non solo, ma ai colossi tlc si dovrebbe contrapporre questo nuovo colosso con l’anima di Tim, che potrebbe agire in abuso di posizione dominante nei confronti degli altri concorrenti.
E ci spingiamo anche oltre. Non sarebbe opportuno un’opinione Antitrust per valutare se questa operazione sarebbe fattibile solo se lo Stato italiano uscisse preventivamente dalla proprietà di Tim?
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc
1 – https://www.aduc.it/articolo/fusione+tim+iliad+chi+serve+al+potere+al+mercato_38769.php
2 – Milano Finanza del 07/02/2025