Siamo sommersi di informazioni sulla vicenda del sottosegretario leghista alle infrastrutture Armando Siri che, indagato per corruzione, è in corso di revoca dal suo incarico da parte del presidente del consiglio dei ministri. Revoca tutt’altro che condivisa del vice-premier e ministro dell’Interno Matteo Salvini che, in merito, sta facendo sfoggio di garantismo da diverso tempo.
Bene il garantismo. Lo dicono anche i nostri codici: sei sempre innocente fino a prova contraria, che è tale quando hai esperito tutti i gradi di giudizio. E nel nostro caso non c’é neanche il primo dei tre previsti (e aggiungiamo pure il quarto: la Corte europea di Strasburgo, Cedu).
Il garantismo, però, dovrebbe essere un modo di vita e di pratica politica non un vestitino da indossare la mattina e, se c’é un clima diverso, cambiarselo a mezzogiorno. Ma sembra proprio che questa sia la politica del nostro ministro dell’Interno.
Vediamo perché.
C’é un’altra vicenda (meno eclatante di quella Siri) che ha visto protagonista il nostro ministro. La circolare del Viminale che lo scorso 17 aprile ha dato indicazioni ai prefetti perché, in mancanza di adeguati provvedimenti in materia di sicurezza pubblica da da parte dei Sindaci, intervengano direttamente, in concerto coi vari organismi territoriali. Ispiratrice (dopo le ampie lodi da parte del ministro Salvini) di questa circolare è stata l’ordinanza del Prefetto di Firenze che, lo scorso 9 aprile, aveva stabilito che a chiunque fosse stato denunciato per alcune ipotesi di reato fosse interdetto l’accesso ad alcune zone della città. Ordinanza prefettizia che Aduc ha impugnato davanti al Tar della Toscana perché lesiva dei diritti di libertà degli individui: essere denunciati è un fatto e non un comportamento lesivo dei diritti di altri, tant’è che – denunciati – poi si può anche essere assolti o archiviati; e il prossimo 23 maggio c’é la camera di
consiglio perché i giudici decidano se, in attesa del giudizio, l’ordinanza debba essere sospesa perché potrebbe essere foriera di ulteriori possibili violazioni dei diritti individuali.
Quindi abbiamo il nostro ministro dell’Interno che è garantista nei confronti del sottosegretario del suo partito che è indagato, ma non lo è con questa circolare, e ordinanze come quella di Firenze, nei confronti di tutti gli altri denunciati.
C’é qualcosa che non ci torna, come cittadini e come associazione, entrambi rispettosi delle istituzioni: a chi dobbiamo dare credito? Al ministro garantista in ambito governativo o al ministro giustizialista nelle sue iniziative tramite prefetti?
Vincenzo Donvito, presidente Aduc