L’autorevole quotidiano pugliese “Gazzetta del Mezzogiorno” ha per ora chiuso i battenti. Nella recente storia sono pochi i quotidiani di un certo rilievo che sono andati a gambe all’aria (ricordiamo l’Unità e Paese Sera) perché lo Stato verso molti di essi è generoso, tant’è che esiste alla bisogna il Dipartimento per l’informazione e l’editoria (Presidenza Consiglio ministri). Si pensi che il maggior partito di Governo (M5S) aveva tra i suoi obiettivi quello dello smantellamento di questo Dipartimento ma poi, si sa, hanno cambiato tante cose, inclusa questa.
Si dice che questi soldi dei contribuenti dovrebbero servire a garantire la pluralità dell’informazione. A parte alcune eccezioni, garantiscono invece un’esistenza che altrimenti non ci sarebbe grazie all’assenza della logica minimale di qualunque azienda i cui conti non tornano, bilanci attivi e prodotti confezionati per essere venduti.
E’ sintomatica la reazione, per esempio, dell’ordine professionale dei giornalisti. Giustamente preoccupati per i loro aderenti si prestano al classico sport nazionale di “sparare sul pianista” (istituzione), sempre colpevole di non aver fatto abbastanza (cioè: dato più soldi). Sono come quei sindacati che se la prendono con aziende che non producono capitale e non vanno neanche in pari e licenziano i lavoratori. In entrambi i contesti si chiede l’intervento pubblico: lavoro e informazione sono pilastri della nostra comunità che, però, non possono essere mantenuti solo da chi è bravo a produrre e paga le tasse. L’alternativa a questa logica di base è lo Stato imprenditore, che forse alcuni vorrebbero, ma che non è nella nostra economia (abbiamo già scelto il capitalismo, per ora).
Quindi occorrerebbe, nel caso dei giornali e non solo, sfruttare le occasioni che le leggi offrono. Se c’è un capitalista, affidarsi a lui nel bello e cattivo tempo e non restare di stucco se poi il capitalista è tale e, senza capitale, cerca migliori lidi. Altrimenti ci sono le cooperative: i lavoratori si accordano fra di loro e gestiscono con il loro capitale minimo, essenzialmente umano. In entrambi i casi, se non producono e vendono, kaput!
Queste logiche sono però teoriche perché, per esempio, per le banche si applica l’assioma che “non devono fallire mai”, anche se sono state gestite coi piedi e le mani bucate. E lo Stato, vedi l’ultimo caso Mps, interviene. Abbiamo l’impressione che si voglia procedere così anche per i media che, non a caso (ma non per tutti), sono intrecciati con sponsor partitici. In attesa di essere smentiti, seguiamo, e invitiamo a seguire, gli eventi della Gazzetta del Mezzogiorno.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc