I cittadini italiani, già provati dall’epidemia e dalla crisi economica, non meriterebbero di fronteggiare anche i disservizi di un nuovo sciopero della magistratura onoraria.
Ma il sistema giustizia sta morendo autocosunto; e, a chi ancora crede nella Costituzione e nella democrazia, si impone un ennesimo tentativo di opposizione alla deriva in atto.
Le imprese, i professionisti, i lavoratori privati e pubblici, la parte sana del Paese, si interrogano sui motivi di una inefficienza giudiziaria cronica, cui non certo può contrapporsi la semplice rimodulazione di istituti processuali, la soppressione delle sedi giudiziarie, l’abuso della mediazione obbligatoria, la depenalizzazione di illeciti gravi, le barriere tributarie o l’espansione incontrollata del precariato giudiziario: stagisti, tirocinanti, trascrittori e magistrati (per ora… solo quelli onorari).
Le fallimentari strategie che da anni negano al Popolo italiano una vera soluzione all’inefficienza della Giustizia non sono più difendibili e benché prima della C.G.U.E. lo stesso Consiglio di Stato avesse ritenuto possibile mantenere e potenziare con il full-time i 5.000 magistrati onorari attualmente in servizio, sino all’età pensionabile, abbiamo verificato l’ennesimo niet ministeriale, e il diniego a programmare un utilizzo del Recovery Fund per rilanciare l’efficienza della Giustizia.
In disparte l’ennesimo penoso tentativo di disapplicare i diritti che ci sono stati riconosciuti nell’ultima recente pronuncia della Corte di Giustizia UE, abbiamo in mano una foto parlante più di qualunque trojan o di qualsiasi sentenza.
Dopo venti anni di battaglie, abbiamo scattato, con la complicità del Ministro Bonafede, una istantanea senza filtri e senza veli… e l’Italia rappresentata ci appare, dal punto di vista “Giustizia”, genuflessa e asservita alle lobby.
Una foto mossa, nel tentativo di qualcuno di sfuggire all’inquadratura che, impietosa, immortala le responsabilità per scelte avventate, per cose che si dovevano fare e non sono state fatte e per altre da non fare che ormai sono state fatte.
Vorremmo scattare una nuova foto, e mettere da parte quella attuale insieme alle polemiche, alle frustrazioni, ai timori: liberarci da quei condizionamenti lobbistici che impongono soggezione e immobilismo alla politica di Governo sulla Giustizia; insomma, voltare la pagina dell’album.
Saremo quindi lontano dalle aule giudiziarie per cinque giorni, ma solo per difendere il diritto di tutti i cittadini di ottenere giustizia da giudici autonomi e indipendenti, all’esito di un giusto processo di durata ragionevole, sperando che questo Governo e questo Ministro puntino molto più in alto, rottamando l’attuale ordine giudiziario consunto e fondando una nuova giurisdizione efficiente e moderna.
Il Presidente
Dr. Raimondo Orrù