Giustizia: la riforma Buonafede che non c’è più. Il M5S non se ne è accorto

Qualcuno dovrebbe spiegare agli esponenti del M5S che la riforma della prescrizione, dell’allora ministro Buonafede, non c’è più. Basterebbe leggere l’ultima sentenza della Corte Costituzionale per rendersene conto.

I tempi del processo devono essere predeterminati, scrive la Corte Costituzionale, che è poi quanto previsto dalla riforma Cartabia, ma il M5S continua a ciurlare nel manico. Non rinunceremo mai ai nostri principi, affermano perentoriamente, che poi sono quelli del fine processo mai, perché per loro 12 anni di processo per il presunto reato di corruzione non erano sufficienti. Leggersi le carte, cioè la sentenza della Corte Costituzionale, dovrebbe essere un obbligo per quanti siedono in Parlamento, votati dagli elettori e pagati dal contribuente.

I  princìpi cinque stellati sono stati cancellati man mano che passava il tempo. Ne ricordiamo qualcuno: no euro, poi sì euro, no oltre due mandati elettivi, poi sì oltre due mandati, mai più governi di non eletti, poi sì (Conte non è eletto), mai più condoni, poi sì ai condoni edilizi e fiscali, niente indagati nelle istituzioni, poi sì agli indagati, anzi anche ai condannati in primo grado, mai più alleanze post elettorali fra partiti che si presentano divisi e poi inciuciano, poi alleanza con la Lega, con il Pd e con entrambi.

I princìpi cinque stellati, più che elastici, sono stati cancellati dagli stessi cinque stellati.

Ora la pantomima sulla riforma Cartabia, che i cinque stellati hanno approvato in sede governativa.

Eppure, c’è qualcuno che continua a credergli.

 

Primo Mastrantoni, segretario Aduc