Ci vogliono 12 anni prima che il reato di corruzione cada in prescrizione. Vi sembrano pochi? E’ quando prevede la legge e se condannati in primo grado, i tempi possono durare all’infinito. Si immagini un cittadino che viene accusato di corruzione e che attende 12 anni per avere la sentenza o che deve aspettare una vita, se condannato, per essere magari assolto nei gradi successivi. La vita, i rapporti familiari, quelli sociali, l’attività lavorativa verranno letteralmente sconvolti. Il “fine processo mai” è stato voluto dal governo Conte1, ministro della Giustizia il cinque stellato Alfonso Bonafede, senza però riformare il sistema giudiziario, così come promesso.
Vi sembra, ancora, poca cosa che il 60% dei processi va in prescrizione senza che sia iniziato il processo vero e proprio? L’imputato e l’avvocato difensore non c’entrano nulla, non toccano palla, come si dice, perché i tempi sono tutti interni alle procedure della amministrazione giudiziaria.
Ora, il governo Draghi propone un termine alla durata dei processi: oltre un certo limite non si può procedere. Sono gli elementi base di una giustizia giusta, elaborati dalla ministra Cartabia, docente universitaria e già presidente della Corte Costituzionale, il massimo organo di giustizia del nostro Paese.
Abbiamo sentito dei pericoli che la riforma Cartabia produrrebbe: processi che scomparirebbero. Non sappiamo come abbiano ricavato tali numeri, che arriverebbero alla cifra astronomica di mezzo milione, ma suggeriamo agli addetti di fare i processi più che parlarne. D’altronde, l’Italia non è in pericolo, visto che ha un tasso di omicidi basso, lo 0,6% per 100 mila abitanti, rispetto alle percentuale più alte di altri Paesi europei.
Afferma, la ministra Cartabia: “Ogni processo che si estingue è una sconfitta dello Stato. Ma ogni processo che dura oltre la ragionevole durata è un danno tanto per le vittime in attesa di risposte quanto per gli imputati, lasciati per anni in un limbo che, il più delle volte, condiziona l’intera esistenza.”
Ecco, mi sembra che stiamo passando dalla caverna del diritto allo Stato di diritto.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc