Governo e credibilità: sorseggiando un caffè al bar di solito scambio qualche battuta e parlando di credibilità, riferita ai nostri politici, mi imbatto in due reazioni: la prima è una risata, la seconda un atto di fede. Ricordo di un signore che affermava, senza ombra di dubbio, che a Roma, nel quartiere dove entrambi abitiamo, non c’erano buche stradali; bastava uscire dal bar per constatare il contrario; ma tant’è!
Si può definire la credibilità come la capacità della autorità politica di convincere le persone che gli impegni presi saranno mantenuti e che, quindi, le loro azioni future saranno coerenti con gli annunci fatti in precedenza.
Vediamo se è così.
Negli anni passati la Lega era contraria all’euro e alla Unione europea, tanto che il suo leader, Matteo Salvini, indossava una maglietta con la scritta “No euro”.
Ieri, in una intervista, ha dichiarato. “La Lega non ha in testa l’uscita dell’Italia dall’euro o dall’Unione europea. Lo dico ancora meglio: l’euro è irreversibile”. Era passata solo qualche ora che Salvini dichiarava: “L’Euro non si può rimettere in discussione da soli. Non ha senso. Ma noi ci aggreghiamo se ci saranno altri contro l’euro”.
Tre posizioni antitetiche e che hanno l’effetto di affondare la credibilità.
Ora, a qualche sprovveduto elettore la si può raccontare come si vuole, ma il giochetto non riesce con i capi di Stato e di Governo, da Trump a Putin, da Merkel a Macron e con i mercati finanziari.
Si capisce, allora, perché Salvini è isolato politicamente e perché, quando era al governo, lo spread è arrivato a 327 punti: non è credibile.
Al termine del caffè, mi capita di rivolgere una domanda all’avventore di turno: affiderebbe i suoi soldi a chi non è credibile? No, di certo, risponde il mio interlocutore.
Ecco, appunto.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc