Il programma del governo Draghi c’è già. I principi sono quelli delineati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, suggeriti dalla Ue che domani dibatterà sul Recovery Plan.
Occorre, certo, riempire il programma di progetti, attribuire fondi e individuare la struttura alla quale far capo.
Il presidente incaricato Mario Draghi sa bene come fare e meno male che c’è una persona preparata e competente come lui.
Rimane il problema dei partiti, o meglio, della maggioranza dei partiti e del popolo che li ha eletti.
Nelle elezioni nazionali del 2018, il popolo espresse un voto antieuropeo e anti euro, che si concretizzò nella preferenza al M5S, alla Lega e a FdI. Il 54% degli elettori votò per questi partiti. Oggi, i partiti hanno cambiato radicalmente posizione e il 70% degli italiani vede con favore la presidenza Draghi, che rappresenta per eccellenza l’Europa e l’euro.
M5S, Pd e Leu, fino a pochi giorni fa proclamavano: o Conte o elezioni. Oggi, sono tutti con Draghi.
Potremmo parafrasare il detto “tutto è bene ciò che finisce bene”. Vedremo nei prossimi mesi, quando saranno varati provvedimenti necessari e non graditi, come reagirà il popolo e i partiti che lo rappresentano.
Ci sarebbe da valutare il servilismo retrogrado dei media e di qualche “maitre à penser”, ma è l’Italia, e meno male che ci sono cittadini che non credono ai terrapiattisti.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc