“Pachidermi e pappagalli” è un libro dell’economista Carlo Cottarelli, nel quale vengono riportate le bufale che sono girate e hanno incantato milioni di italiani.
Una di queste, che ha infervorato il popolo, è il cosiddetto vitalizio dei parlamentari, la cui proposta di abolizione, poi trasformatasi in taglio, visto che non si potava fare diversamente, ha portato al successo elettorale il M5S.
Il grande risparmio ottenuto è dello 0,0007% della spesa pubblica annuale, scrive Cottarelli.
Ininfluente ai fini del risparmio perchè, aggiungiamo noi, si potrebbe ottenere lo stesso risultato ottimizzando l’utilizzo della luce elettrica negli edifici pubblici.
Da rilevare che i vitalizi non esistono più dal 2012. Quelli di cui si parla sono i passati vitalizi, che riguardano 2.600 ex parlamentari.
Ogni parlamentare deve ricevere un vitalizio in relazione a quanto ha versato, sostenevano gli esponenti del M5S. Basta con i privilegi, tuonavano.
Questa è una notizia che dovrebbe mettere in allarme i 16 milioni di pensionati italiani che percepiscono 23 milioni di pensioni, per un costo complessivo di 293 miliardi annui.
Perché?
Perché il 96% delle attuali pensioni è calcolato con lo stesso metodo con il quale sono stati calcolati i vitalizi, cioè con il sistema retributivo, quindi ci sono 23 milioni di pensioni non collegate ai contributi previdenziali versati.
Solo il 4% dei pensionati riceve una pensione relativa ai contributi versati, cioè con il sistema contributivo.
Se il problema è di equità, di etica o di lotta ai privilegi, allora occorrerebbe applicare alle pensioni comuni quanto è stato fatto con i vitalizi, il che significa incidere pesantemente sull’ammontare d
elle pensioni stesse.
Coerentemente, il capo del M5S, Luigi Di Maio, dovrebbe chiedere un taglio alle pensioni della stragrande maggioranza dei pensionati.
Qualcuno informa? Macchè!
Primo Mastrantoni, segretario Aduc