“E’ stato un atto amministrativo che ha determinato plurime violazioni di normative nazionali e internazionali, che hanno comportato l’intrinseca illegittimità dell’atto amministrativo” e che “non ci si trovi davanti a un atto politico, discende dalla circostanza che la decisione del ministro dell’Interno ha avuto una diretta e immediata refluenza sulla sfera giuridica soggettiva e individuale dei migranti, lesi nel diritto inviolabile della libertà personale”.
Così le motivazioni del Tribunale dei Ministri di Catania che ha chiesto di processare il ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
I reati contestati sono sequestro di persona e abuso di potere, che prevedono una pena da 3 a 15 anni.
Il caso è quello riguardante la nave militare italiana “Diciotti”, con 177 migranti, che fu tenuta in attesa, per 10 giorni, nel porto di Catania.
Il Senato, cui è arrivata la richiesta del magistrati, non deve dare l’autorizzazione a procedere ma stabilire se ciò che ha fatto il ministro Salvini è un atto amministrativo o politico, compiuto nell’interesse della Nazione.
Da rilevare la posizione espressa dal ministro Salvini che, ad agosto scorso, dichiarava che voleva essere processato e ora chiede ai senatori di bloccare l’iter giudiziario.
Il premier, Giuseppe Conte, il vicepremier Luigi Di Maio e il ministro Danilo Toninelli sono per la dichiarazione di comune responsabilità politica.
Vediamo di capire.
La nave “Diciotti” è una nave militare che batte bandiera italiana, quindi, i migranti presenti sulla nave erano già su territorio italiano. Sbarcarli sulla terraferma non implicava un passaggio di nazionalità.
La domanda sorge spontanea: tenere ferma una nave con migranti a quale logica di tutela dell’interesse nazionale corrisponde? C’era un problema sanitario? Non risulta. C’era un problema di sicurezza nazionale? A tutt’ora non risulta. L’apporto di 177 migranti influisce in modo consistente sul numero degli immigrati irregolari già presenti in Italia? No.
Da ricordare che, a giugno scorso, il premier Giuseppe Conte aveva firmato un protocollo di intesa, con gli altri capi di governo europei, dove veniva stabilito che il ricollocamento degli immigrati, nel nostro caso dall’Italia verso l’Europa, è volontario, cioè dipende dalla disponibilità degli altri Stati europei.
Conclusione: è stata portata a termine un’abile operazione mediatica per un fatto del tutto marginale che, tuttavia, ha aumentato il consenso popolare per il ministro Salvini. I media hanno gonfiato il caso e il popolo ci ha creduto.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc