Governo, vitalizi, pensioni e privilegi

“Basta privilegi!”. E’ una frase che trova l’accordo di tutti, specialmente se questi privilegi sono a danno economico di altri e si scontrano con il concetto di equità e giustizia sociale.

Caso esemplare sono i vitalizi, avverso i quali il M5S, ha indetto una manifestazione.

Considerazioni preliminari:

  1. Non si capisce contro chi protesta il M5S, visto che è al governo ed è in maggioranza parlamentare; 2. I vitalizi sono stati aboliti dal governo Monti nel 2012, 8 anni fa, e non dal M5S.

Vediamo.

Equità sociale.

 

  1. a) Lo Stato spende per pensioni, sanità e assistenza il 54% della spesa pubblica, cioè 462 miliardi di euro.
  2. b) Nel nostro Paese ci sono 16 milioni di pensionati e 23 milioni di pensioni, quindi ogni pensionato prende circa una pensione e mezza;
  3. c) La metà dei pensionati, circa 8 milioni, non ha mai versato contributi previdenziali per i quali riscuote la pensione. Questi pensionati sono, cioè, a carico della fiscalità generale, anche dei lavoratori e degli altri pensionati. In questa tipologia ci sono le pensioni sociali, assistenziali e integrative, con importi minori.
  4. d) Il 96% delle attuali pensioni è calcolato con il sistema retributivo, cioè in percentuale sullo stipendio percepito, il 4%, invece, con il sistema contributivo (tanto versi, tanto ottieni).

Da considerate che il 54% di spesa per il welfare ci pone ai livelli dei Paesi del Nord Europa.

Si può sempre migliorare, ma non si può dire che manchi l’attenzione sociale.

Danno economico.

 

  1. I vitalizi, dei quali si sta discutendo, sono quelli precedenti al 2012, che riguardano ex parlamentari mediamente 80enni.
  2. Non possono essere aboliti, perché sono stati versati i relativi contributi previdenziali con il sistema retributivo.
  3. I risparmi che si ottengono con il ricalcolo contributivo dei vitalizi è pari allo 0,0007% della spesa pubblica.
  4. A voler ripartire il risparmio di cui sopra, agli 8 milioni di pensionati sociali e assitenziali, questi riceverebbero un aumento mensile di 0,5 euro.

E’ di tutta evidenza che non sussiste alcun danno economico.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc