Bene. Il presidente Usa è certo (ricorsi a parte) che sarà Joe Biden e vice Kamala Harrris. Ci vorrà un po’ di tempo per capire se e come saranno più bravi dei loro predecessori, ma per alcune cose importati e altre relative, è molto probabile che saranno meglio. Ci sono e ci saranno fiumi di commenti autorevolissimi da leggere ovunque: ognuno scelga secondo i propri gusti. Quel che sembra più importante è la ripresa di un percorso comune per affrontare i più importanti e gravi problemi del mondo. “America first” dice e continua a dire l’attuale inquilino della Casa Bianca, il prossimo non ce lo ripeterà in ogni occasione, ma – sia chiaro – lo farà sempre come hanno sempre fatto tutti i presidenti Usa. Ma una supremazia degli Usa (innegabile per tanti livelli) ci fa comodo e serve a tutti: il mondo per ora è fatto così e cerchiamo di trarne i vantaggi maggiori possibili. Per noi europei dell’Unione è probabile che si riprenderà a discutere e confrontarci per fare diverse cose insieme. Per noi planetari, speriamo si parta subito da un rientro degli Usa nel novero dei Paesi firmatari e impegnati per i piani dell’accordo di Parigi sul clima, da cui proprio in questi giorni l’America di Trump era uscita. Sul piano interno Usa, per quanto possa essere interessante e importante un nostro accenno, vedremo cosa succederà. Sulla legalizzazione delle droghe non crediamo che l’Amministrazione Biden farà cose molto diverse da quella di Trump: le affermazioni antiproibizioniste sono tutte trasversali agli schieramenti (anche se i pro-dem sono sempre maggiori che non i pro-rep) e anche con questa Amministrazione chi ha potuto e voluto si è affermata. A livello federale loro… crediamo ci sia molto da fare, anche perché è più che altro questioni di maggioranze in Parlamento che non desiderata della Casa Bianca, e queste maggioranze non ci sono. E sulle politiche in materia di droghe oggi illegali, è innegabile che gli Usa sono e saranno un faro di riferimento. Sul problema delle armi che si trovano e vengono usate in ogni angolo, crediamo ci vorrà molto tempo, ché più che una questione di norme (che non crediamo la nuova Amministrazione farà chissà quali cambiamenti) è una questione di cultura. Altrettanto per come le varie forze dell’ordine si pongono nei confronti delle cosiddette minoranze etniche. Certo con Biden sarà diverso, ma ci vuole molto, ma proprio ancora molto tempo. Argomenti da trattare ce ne sarebbero a iosa (aborto e muro col Messico, per esempio, o lo strapotere dei GAFA - Amazon, Apple, Google, Facebook e Microsoft), ma sono tanti e con così tante varianti visto che, Biden o Trump, spesso è una sorta di moral-suasion che ha bisogno di tempo per trasformarsi in istituzione. Una sola “piccola” cosa: non vedremo più autorevoli canali tv che levano la parola al presidente della Repubblica perché sta dicendo delle presunte fesserie? Non lo sappiamo. Per questa pessima pagina del giornalismo e della libertà di espressione ed informazione, crediamo ci vorranno dosi di sostanze diverse che non il “bidenismo” rispetto al “trumpismo”, visto che tv ufficiosamente pro-Biden hanno dato questo pessimo messaggio di libertà di stampa. Ci fermiamo qui. Anche perché, vista la grande ammucchiata a cui assisteremo e seguiremo con interesse, e vista la grande abbuffata di informazioni che abbiamo avuto per “America 2020”, non ci piace fare come l’italiano medio che, per il calcio, fa sempre il super allenatore per eccellenza. L’aspetto più importante - lo ripetiamo - è che sembra che si riapra tutto: un dialogo dove fino ad oggi la maggiore potenza occidentale si poneva come autoritaria e, forse, si comincerà a porre come servizio per dialogo, innovazione e riforme. Vincenzo Donvito, presidente Aduc