Il coronavirus si trasmette per via digitale

Coronavirus: perché essere disorientati? Noi siamo attrezzati e sappiamo che quando il Direttore scientifico dello “Spallanzani” dice che il contagio è possibile solo da pazienti sintomatici, è una semplificazione statistica dettata da ragioni di pubblica sicurezza e pecca di autoreferenzialità.

 

Ovviamente chi non è come noi, leggendo le dichiarazioni di ieri dell’OMS con cui si afferma (correttamente) che il contagio avviene anche dal non sintomatico (precisando però che il veicolo principale è il sintomatico), rimane molto disorientato.
Questo contribuisce ad alimentare la psicosi collettiva: notizie poco coerenti, errate, disordinate, incomplete degli organi ufficiali deputati a prevenire, curare e rassicurare. La delegittimazione delle istituzioni tecniche e della scienza degli ultimi anni, l’incapacità delle prime a difendere la seconda e a sapersi adeguare ad un mondo rivoluzionato dall’accesso immediato all’informazione granulare e orizzontale, la scomparsa e la perdita di ruolo degli intermediari culturali storici (media tradizionali) è la miscela virale che porta le persone a preferire le informazioni della gente priva di ruolo istituzionale o di competenza scientifica, perché più credibili, più sincere, elevando l’ignoranza a metro della verità. E se l’azione pubblica e la comunicazione istituzionale, perdono di credibilità, non vi sono anticorpi.
Qualcuno ha detto correttamente, con una iperbole assai evocativa, che questo virus si trasmette per via digitale. E quanto alla psicosi verso gli untori, i cinesi, i filippini, gli asiatici e (suggerisce un assennato esperto di citofoni) gli africani, è già sicuramente così.
L’emergenza sanitaria in sé è gestibile e lo sarà, non senza difficoltà. L’emergenza di pubblica sicurezza, di tenuta amministrativa istituzionale, politica e soprattutto di civiltà e di diritti, determinata dalla psicosi collettiva, molto meno e metterà a repentaglio la tenuta delle relazioni sociali, slatentizzando il peggiore virus di cui si è gravemente ammalata negli ultimi anni la nostra società: il razzismo.

ROBERTO DE VITA – leurispes.it