IL POPOLO PER LA VITA MARCIA CONTRO LA DITTATURA DEL PENSIERO UNICO

Vi siete chiesti quale dovrebbe essere il discorso più importante che ogni politico o operatore sociale dovrebbe fare? Che cosa dovrebbe preoccupare maggiormente? Prendere atto che stiamo vivendo un’epoca dove L’inverno demografico nei Paesi occidentali avanza e si fa sempre più freddo. Da anni ormai gli studi, le ricerche e le statistiche lo ribadiscono costantemente.

Tutti gli Stati Ocse continuano a registrare un calo del tasso di fecondità e nell’area europea l’Italia, insieme alla Spagna, sono quelli con il tasso più basso (1,2 figli per donna). Fare queste riflessioni non significa stimolare il pessimismo, o essere degli uccelli di malaugurio.

Qualsiasi azione politica, sociale e culturale deve partire da qui, dal declino demografico. Collegato a questa questione c’è la piaga dell’aborto. Bisogna affrontare la “buona battaglia” contro l’aborto, per invertire il trend della denatalità. Vogliamo che l’inverno demografico venga sconfitto? Bisogna iniziare a combattere l’aborto senza fanatismi, pazientemente con un’azione culturale di sensibilizzazione delle nuove generazioni. Al momento attuale è impensabile voler cancellare la Legge 194, non ci sono le condizioni. Il lavoro da fare è quello che sta facendo il network “Ditelo sui Tetti” di Domenico Menorello, con il 1° Festival dell’umano, “Pro Vita & Famiglia onlus”, di Jacopo Coghe e Maria Rachele Ruiu, di Family Day di Massimo Gandolfini. E di tante altre realtà che si battono per la vita. Un grande lavoro che sfocia nella grande manifestazione per la Vita a Roma. Quest’anno si è svolta il 22 giugno scorso con la partecipazione di circa trentamila persone. In un messaggio Papa Francesco, ringrazia chi ha preparato e chi prenderà parte alla marcia dando “testimonianza pubblica a difesa della vita umana dal concepimento alla morte naturale” ed esorta ad “andare avanti con coraggio nonostante ogni avversità” poiché, si legge ancora, “la posta in gioco, cioè la dignità assoluta della vita umana, dono di Dio Creatore, è troppo alta per essere oggetto di compromessi o mediazioni”.

Da troppi anni la dittatura ideologica dei cosiddetti diritti civili, mette in discussione la vita umana dal concepimento alla morte naturale, negli ultimi mesi si registra una vera e propria escalation dei vari promotori della cultura della morte. Perfino al G7, il presidente Emmanuel Macron si è lamentato perché mancava la citazione del diritto di aborto in un documento finale. I seguaci della cultura della morte invece di preoccuparsi della tragedia della denatalità che sta colpendo tutto l’Occidente, si preoccupano di promuovere aborti per tutti.

“Se non è questo un tentativo di indottrinamento ideologico contro ogni semplice buon senso, di imposizione di un pensiero profondamente antiumano ed immorale, c’è da chiedersi che cosa di più malvagio dobbiamo ancora aspettarci”, si chiede Massimo Gandolfini, promotore della Manifestazione “Scegliamo la Vita” del 22 giugno. Una manifestazione di un popolo che principalmente vuole diventare il “popolo per la vita”, pronto a sfilare per le vie della capitale allo scopo di manifestare pubblicamente la bellezza della vita, che supera e sorpassa tutte le devastanti ideologie mortifere, dall’aborto al suicidio assistito, all’eutanasia, alla vendita di esseri umani, in particolare di bambini”.

Il profeta Isaia, nell’VIII secolo avanti Cristo, condannava duramente coloro che “chiamano bene il male e male il bene”, esattamente come sta accadendo oggi, nel nostro tempo, quando l’eliminazione di un bimbo nel grembo materno viene presentato e promosso come una grande conquista sociale, un bene che la modernità deve patrocinare e difendere dai “fascismi” che lavorano per difendere il suo diritto alla vita. E che dire di un povero malato, sofferente e “disperato”, o anche più semplicemente depresso sotto il peso di una vita difficile, che invece di essere aiutato grazie ai tanti presidi della medicina palliativa, viene “dignitosamente” aiutato a suicidarsi, con l’ignobile pretesto del “l’ha chiesto lui”?

Certamente i mezzi di cui dispone la dittatura del pensiero unico, del politicamente corretto, sono enormi, ed il rischio della rassegnazione al male è davvero incombente. Ma non dobbiamo rassegnarci. “La storia ci insegna che le maggioranze corrotte, violente, inneggianti a principi in palese contrasto con la legge naturale e il senso dell’umano che è in ciascuno di noi, dopo un temporaneo effimero successo, sono crollate e quelle piccole, sparute minoranze che hanno difeso principi e valori che costruiscono il bene comune, hanno ricondotto i popoli sui binari della vera giustizia, libertà e pace”.

Oggi la cancel culture, il pensiero woke si propongono di silenziare, estromettere dal dibattito pubblico, ogni voce dissenziente, che ha il coraggio di “chiamare le cose con il loro nome” come ci ha insegnato San Giovanni Paolo II in tema di aborto e eutanasia.

DOMENICO BONVEGNA

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