Durante questa gravissima crisi economica, la più dura dal dopo guerra, che quasi certamente s’inasprirà maggiormente a settembre, trovo che sia quanto mai logica, prima ancora che intelligente, la proposta del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, di tenere aperte le aziende ad agosto.
Certo, c’è di mezzo il totem delle ferie agostane, giustamente indiscutibile e intoccabile diritto dei lavoratori. E, scontato, immediatamente s’è alzato il muro difensivo dei sindacati. Che, per non dire apertamente che il totem non si tocca, l’uscita sarebbe stata quanto mai impopolare in questo momento per il mondo produttivo, ha messo sul tavolo di una trattativa, che ancora non c’è, una complessa revisione degli standard di sicurezza negli stabilimenti.
Sembra un dialogo surreale dopo tre mesi di chiusura forzata delle industrie. Ma tant’è. Landini, segretario della Cigl, per mediare con l’ala più dura del sindacato, la Fiom, ha avanzato una proposta per nulla bislacca: lo scaglionamento delle ferie estive. Un compromesso, che se servisse a unire le parti, si potrebbe pure accettare.
Da parte mia, che ovviamente nulla conto, penso che forse un premio di produzione studiato appositamente sarebbe la strada più percorribile per superare l’ostacolo e tentare di ridare vita alla produzione dopo la paralisi legata al Covid. Ripartire è un dovere per tutto il Paese, per gli imprenditori, che ne hanno diritto, per i lavoratori che devono difendere il loro di diritto, quello al lavoro, bene primario per ogni cittadino.
Non sappiamo che cosa partorirà l’iniziativa degli Stati generali voluta dal premier Conte. Iniziativa che non voglio criticare finché non se ne conosceranno sviluppi e risultati. Bocciare a priori è utile solo alla propaganda di un’opposizione becera, interessata alla crisi di governo e non al bene del Paese.
Ma penso che adoperarsi per far ripartire le aziende e aggirare il totem delle ferie d’agosto dovrebbe essere tra i primi punti della kermesse romana di questi giorni.
Nicola Forcignanò