Ogni anno in Italia scompaiono centinaia di persone, ben 30mila dal 1° gennaio 1974 al 30 giugno 2014. Una di queste è Giacomo Sereni, maresciallo dei carabinieri con l’illusione di cambiare il mondo, protagonista del libro Ultimo di trentamila. Il romanzo di un eroe dello Stato (EllediLibro, pp. 168, euro 15) del giornalista messinese Roberto Gugliotta.
Gli assassinii dei giudici Falcone e Borsellino e l’incredibile vicenda del Capitano Ultimo e della mancata perquisizione del covo di Totò Riina dopo l’arresto del boss di Cosa Nostra lo convincono che <il treno della giustizia è come quello dei desideri, che all’incontrario va>. E la morte della moglie a causa di una banale operazione alla colecisti è la botta finale. Così Giacomo decide di scomparire tra le città del Nord, vivendo come un clochard secondo le ferree regole della strada insegnategli dal gitano spagnolo Pepe. Il viaggio all’inferno andata e ritorno è difficile, tra il gelo invernale e intere giornate passate a tossire su una panchina, ma non ci sono alternative, perché <morire senza aver mosso un passo è inaccettabile>.
Romanzo di formazione sospeso tra noir e cronaca – e si nota il passo da inchiesta dell’autore, che porta davvero il lettore tra i meandri della Milano dei barboni, tra piazza della Repubblica e via Melchiorre Gioia, o tra i tavoli dell’Opera San Francesco, dove un pasto caldo non si nega mai a nessuno – è un grido di dolore per le troppe cose che non funzionano nel nostro Paese, che alla fine si salva solo grazie a figure come quella di don Paolo, prete di frontiera che ricorda assai da vicino Pino Puglisi.
ANDREA CAMPRINCOLI – liberoquotidiano.it