Inflazione cresce perché i modelli di benessere non possono essere solo economici. Il primato della politica

MARIO DRAGHI

Stime provvisorie di Istat, inflazione in crescita: 0,9% su base mensile e 6,9% su base annua (6% mese precedente) (1). I prezzi crescono un po’ ovunque, soprattutto recuperando sui prodotti energetici, la cui onda lunga delle agevolazioni di Stato viene meno.

La cosa “interessante” è che non c’è una peculiarità italiana a queste percentuali inflative che non subivamo da decenni. Europa, Paesi cosiddetti ricchi e, ovviamente quelli poveri, hanno numeri, nelle loro specificità, simili.

E’ quindi crisi mondiale, crisi di un “modello economico” che non aveva fatto i conti con la politica. Sopravvalutando diplomazia e sottovalutando ricchezza politica, culturale ed economica… soprattutto di Paesi come il nostro: la non considerazione di quando negli ultimi anni faceva e disfaceva la Russia di Putin (Cecenia, Georgia, Crimea, etc) è stata tale che, come se nulla fosse, abbiamo sottomesso (soprattutto noi e la Germania) la nostra politica energetica a quel regime. Non solo. Ma anche se per il momento non c’è esplosione al pari del putinismo, dobbiamo aggiungere cosa potrebbe accadere per le forniture di prodotti lavorati da Paesi come Cina e altri del sud-est asiatico che, a parte il ping pong quotidiano su Taiwan con gli Usa (che i distratti potrebbero credere non ci riguardi), non sono proprio un modello di civiltà e diritti individuali (Hong Kong e Uiguri, solo alcuni esempi); i nostri (“occidentali”) modelli politici ed economici hanno come base rispetto ed affermazione di questi diritti… e continuare ad utilizzare prodotti “made in China” facendo finta di come e dove sono prodotti, è una questione che prima o poi esplode.

Oggi ci teniamo questa inflazione. Domani è probabile sarà peggio. I consumatori e gli utenti continuano ad essere punto di approdo di scelte politiche ed economiche che non hanno tenuto conto di queste considerazioni di base, e pagano un prezzo sempre più alto.

Non siamo, come alcuni catastrofisti sovranisti o putiniani cercano di comunicare, alla fine di un modello economico che finora ha fatto crescere la nostra ricchezza e felicità. Capitalismo e/o mondializzazione non sono in crisi, ma è in crisi il dilagare “a prescindere” di chi sia l’interlocutore. E’ in crisi il primato dell’economia: coi soldi non si compra e governa tutto. Per muoversi e interloquire ci vogliono anche buone idee e buona comunicazione delle stesse, nonché condivisione (contrario di autarchia) con tutti i popoli del Pianeta, soprattutto quelli le cui gole e tasche e desideri oggi sono tagliate dal dispotismo tipo putiniano. E’ il primato della politica.

Qualche scettico potrebbe dire: “con la politica non si mangia”. Questo motto di moda tra i cosiddetti realisti dei nostri regimi democratici, oggi sono smentiti: l’inflazione che cresce è dovuta all’aver messo la politica in secondo piano. Senza politica non si mangia e – in questo modello economico, sociale e politico che abbiamo creduto fosse giusto, sottovalutando la potenza dell’unità europea – i prezzi non possono che crescere.

 

 

1 – https://www.aduc.it/notizia/inflazione+sempre+crescita+istat_138870.php

 

Vincenzo Donvito Maxia