L’Istat ci ha comunicato che l’inflazione ha ripreso a crescere dopo tanto che registrava solo numeri negativi a paragone con gli stessi periodi degli anni e dei mesi precedenti: +0,4% annua e +0,7 mensile (gennaio su dicembre – 1).
Un livello contenuto di crescita che, secondo i canoni tradizionali dell’economia di mercato, dovrebbe indicare che l’economia cresce in modo controllato ed equilibrato: vivacità e novità dovrebbero essere le caratteristiche.
Se andiamo a guardare i numeri notiamo che – a parte i beni energetici (+3,1%), un piccolo +0,8% per gli alimentari e l’1% per i durevoli – gli altri beni oscillano tra negativo e positivo, quindi stagnazione. Il mercato dei beni trainanti non ha mai subito un arresto (forzato o conseguenziale), perché non ne possiamo fare a meno, foss’anche indebitandosi fino all’inverosimile, soprattutto per gli energetici. Visto che nel totale annuale la crescita è dello 0,4%, vuol dire che per gli altri beni parlare di vivacità sarebbe un azzardo.
In sintesi. Non esultiamo e non abbassiamo il livello di guardia. La situazione continua ad essere drammatica e, se consideriamo anche la durata e le prospettive, tutto ci dice che peggiorerà.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc