Era il 2 marzo 2018, ultimo giorno di comizi elettorali, quando Luigi Di Maio urlava in piazza del Popolo a Roma: taglieremo 30 miliardi di sprechi e privilegi e li rimettiamo in aiuti alle famiglie che fanno figli, a chi perde il lavoro e ai pensionati. Ovviamente, folla plaudente. E' finita con la storia dello stipendio e degli "arretrati" del presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, proposto dal Di Maio quando era ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale. L'Inps è il più grande centro di spesa dello Stato, dovendo gestire pensioni, assistenza e cassa integrazione. A capo dell'Istituto, è di tutta evidenza, occorre mettere persone che dimostrino competenza e capacità, aliene da atti di dedizione nei confronti di chi li ha nominati. Per ben gestire occorre ben pagare, di questo siamo convinti, contro la logica dell'uno che vale uno e del "tagliare, tagliare, tagliare", che ricorda la ghigliottina. Dunque, quello che interessa non è l'ammontare dello stipendio di Tridico, ma quello che fa Tridico. Vediamo. a) Dicembre 2019. Tridico dichiara: con il Reddito di cittadinanza il tasso di povertà è diminuito del 60 per cento. La notizia fu ripresa da ministri ed esponenti politici del M5S. Nella conferenza stampa di fine 2019, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si disse orgoglioso del risultato. La notizia non era e non è vera. Basterebbe guardare le statistiche sulla povertà dell'Istat. b) Aprile 2020. In ocasione della richiesta di bonus, il sito internet dell'Inps va in tilt. Tridico dichiara che il sito è stato oggetto di un attacco di pirateria informatica che ha determinato il blocco. L'ex generale del GAT (Nucleo speciale frodi telematiche) della Guardia di Finanza, Umberto Rapetto, a giugno scorso, dichiarò: "Non credo alla storia degli hacher all'Inps". c) Settembre 2020. In contrasto con il suo predecessore, Tito Boeri, che affermava "la metà dei percettori del Reddito di cittadinanza sono evasori", Tridico, ha definito tale dichiarazioni "castronerie", e ha specificato che "In Italia abbiamo una stima di 3 milioni di evasori e il nero pesa circa 120 miliardi. Se la metà dei beneficiari del Reddito di cittadinanza, che sono un milione e mezzo, frodassero tutti il fisco, vuol dire che aiuteremmo persone con ricchezze fino a 60 miliardi di euro." Strano ragionamento perché non risulta che la metà degli evasori percepisca il RdC. Nel giugno scorso è stato pubblicato uno studio dell'Inps su "Modello di micro simulazione Tax Benefit e valutazione RdC", dal quale si evince che il RdC attenua la spinta a cercare lavoro, aumenta molto l'evasione e il sommerso, incentiva false residenze e separazioni ma, soprattutto, conferma che la metà dei percettori del RdC non è povero. Il problema, quindi, non è lo stipendio del presidente dell'Inps, ma di chi lo ha proposto, cioè Luigi Di Maio. Primo Mastrantoni, segretario Aduc