Nel passaggio della risoluzione approvato ieri sulla richiesta del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, di concedere immediatamente lo status di Paese candidato, il Parlamento europeo invita “le istituzioni dell’Unione ad adoperarsi per concedere all’Ucraina lo status di Paese candidato all’adesione all’Ue, in linea con l’articolo 49 del trattato sull’Unione europea e sulla base del merito”.
Cioè: nessuna accelerazione del processo, né si dice che l’Ucraina debba entrare subito, anzi si sottolinea che la procedura prevista dai Trattati deve essere rispettata, quindi rispetto dei criteri di Copenaghen, rapporti della Commissione sull’avanzamento delle riforme, decisioni unanimi dei governi… Il Coreper, l’istituzione dove siedono gli ambasciatori dei ventisette, ha discusso della richiesta, scegliendo la procedura ordinaria. Il Consiglio dell’Ue chiederà alla Commissione di esprimere la sua opinione. Ma, secondo un diplomatico dell’Ue, toccherà ai capi di Stato e di governo nel Consiglio europeo dare delle indicazioni su come procedere (1).
Nel frattempo, per chi avesse ancora qualche dubbio su chi sono gli ucraini oggi ancora al potere e cosa è successo in Ucraina in questi ultimi anni, il partito dell’Alleanza dei liberali e democratici per l’Europa (Alde) ieri ha annunciato l’ingresso di “Sluha Narodu” (Servi del popolo), il partito fondato dal presidente Volodymyr Zelensky. L’Alde fa parte del gruppo di Renew al Parlamento europeo.
E’ evidente che il moloch burocratico, figlio dei partiti dei singoli regimi che governano i Ventisette, non ha intenzione di cogliere l’opportunità che le si è presentata (2).
Registriamo:
– grandi innovazioni per l’esposizione che l’Ue sta facendo coi propri aiuti umanitari e militari all’Ucraina,
– grandi discorsi come quello di ieri al Parlamento della presidente della Commissione Ursula von der Leyen (3),
– ravvedimenti “sulla via di Kiev” di partiti italiani (4) e gruppi ex-putiniani al Parlamento europeo che si impegnano contro l’invasione (5)…
… ma non registriamo disponibilità da parte del moloch burocratico comunitario a fare un salto di qualità raccogliendo l’occasione storica e umana che gli si è presentata per diventare leader politico, economico e umanitario del continente europeo.
Al moloch di Bruxelles sembra che gli basti riconoscere la propria “grandeur”, far saltellare tra un tavolo e l’altro Emmanuel Macron, presidente francese nonché presidente di turno del Consiglio Ue, raccogliendo qualcosa che assomiglia a impegni ma che subito dopo Putin viola.
Se non è quella che ci dovrebbe servire in momenti tragici come questo, è questa l’Ue che vogliamo?
Noi, cittadini europei, siamo dei signori nessuno, e per quanto strilliamo.. i nostri rappresentanti nazionali ed europei sembrano ingabbiati in regimi istituzionali che oggi si abbracciano con la morte. La ragion di Stato sembra avere la meglio.
Abbiamo una terribile impressione: che moriremo civicamente e fisicamente, insieme alle sorelle e ai fratelli ucraini, grazie a questa ragion di Stato. Le vittorie sono sconfitte per ogni morto che non è stato impedito. Trasformare oggi e subito il territorio ucraino in territorio dell’Unione è il miglior argine che conosciamo.
Qualcuno non ha ancora capito: l’Ucraina è oggi uno dei quartieri delle nostre città, gli ucraini sono nostri cugini. Non si tratta di aiutarli a casa loro, ma salvare le nostre case in cui ci sono già gli ucraini.
1 – da “Europa Ore 7” del 02/03/2022
2 – https://www.aduc.it/articolo/ucraina+subito+ue+stop+alla+guerra+europa+forte_34070.php
3 – https://www.aduc.it/articolo/von+der+leyen+pagheremo+sanzioni+ma+liberta+non+ha_34079.php
4 – Matteo Salvini, leader della lega e grande estimatore di Putin in passato, che porta fiori davanti all’ambasciata Ucraina a Roma e che vota le risoluzioni del governo e del Parlamento italiano
4 – Il gruppo di estrema destra “Identità e democrazia” guidato da Marco Zanni della Lega, che andava fiero dei suoi legami con Vladimir Putin, ieri ha votato quasi tutto a favore della condanna della Russia e della richiesta di ulteriori sanzioni contenuta nella risoluzione votata dal Parlamento europeo.
François-Marie Arouet – Aduc