“Rischi di provocare una tragedia, che coinvolgerà i grillini che ti hanno scelto come guida e, insieme a loro, tutto il popolo italiano”. Non è una profezia ma una analisi di quello che sarebbe successo di lì a poco.
Così, Marco Pannella nel corso del Congresso del Partito radicale nel 2012. Si rivolgeva a Beppe Grillo, promotore e garante del M5S.
Della Giustizia, o meglio, del loro modo di intendere la giustizia, il M5S ne aveva fatto un elemento centrale della proprio politica: da una parte i corrotti, i ladri, i predoni, quelli che vogliono sottrarsi alla (loro) giustizia, dall’altro loro, con il brandire della ghigliottina.
Ora, Beppe Grillo rivendica l’innocenza del proprio figlio, Ciro, accusato di stupro. Per noi lo è, come per tutti, innocente fino a sentenza definitiva, ma per lui e per il M5S non è stato così quando un indagato era colpevole, a prescindere. Grida che il figlio è innocente perché non arrestato, ma sa bene che l’arresto c’è solo per la flagranza del reato, che la ragazza ha denunciato lo stupro dopo qualche giorno, ma sa bene che succede spesso, per chi deve superare il trauma. Non una parola per la ragazza.
Solidarietà a Grillo dalla adepta grillina, Paola Taverna, vice presidente del Senato della Repubblica Italiana. Non una parola per la ragazza.
Tragedia politica, sì, certo, come prevedeva Pannella ma, anche, l’orrido nel quale costoro sono precipitati.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc