La riflessione di Antonio Uricchio, Presidente dell’Anvur…
Il sistema educativo deve interpretare i cambiamenti e dare risposte
Molto spesso vengono individuati gli asset i driver dello sviluppo e si tende a perdere di vista proprio il tema dell’educazione, dell’Istruzione, della formazione, della cultura e della ricerca, ovvero della costruzione di un modello attorno al quale poi ruoti anche lo sviluppo. Il Rapporto 2024 dell’Eurispes dedicato alla Scuola e all’Università ha il merito di aver attenzionato la questione educativa, che credo sia la questione centrale del nostro tempo. Un altro merito fondamentale del Rapporto è avere interpretato il presente in funzione del futuro. Molto spesso, infatti, i modelli educativi si sviluppano su quella che viene definita “la rincorsa”, e cioè la tendenza a rincorrere i cambiamenti. Noi dobbiamo invece essere in grado di interpretare i cambiamenti, e soprattutto offrire delle risposte perché il mismatch che viene evidenziato, ad esempio, fra domanda e offerta di lavoro, dipende anche dalla scarsa capacità di lettura del presente e soprattutto dalla inadeguatezza o dei ritardi nelle risposte.
Identità culturale e Intelligenza artificiale, temi chiave per comprendere il cambiamento
Le riforme del passato, come la Riforma Gentile o la Riforma Berlinguer, sono state in grado di esplorare dei processi e di offrire tempestivamente delle risposte. Anche oggi siamo chiamati a questo grande scatto in avanti, che peraltro il nostro tempo ci impone: siamo infatti in una fase storica di profondi cambiamenti demografici, di flussi migratori che vanno non solo capiti ma governati anche attraverso la questione educativa. Il tema dell’identità culturale del nostro Paese si coniuga anche all’esigenza di accogliere coloro che vengono da paesi più lontani, e la chiave dell’inclusione è l’identità culturale, cui dobbiamo necessariamente guardare. In tale contesto, si innestano i grandi cambiamenti tecnologici che impattano sui processi educativi e che non possono essere ignorati: l’Intelligenza artificiale è un tema fondamentale per innovare i processi educativi e comprendere come anche la docenza scolastica e accademica debba essere in qualche modo ripensata. Anche la qualità dello studente di oggi è completamente cambiata, perché talvolta lo studente è più avvezzo all’utilizzo delle nuove tecnologie di quanto non lo sia il docente, e ciò va tenuto in conto anche in relazione al modello della lezione tradizionale.
Il compito dell’educatore è irrigare i deserti
Ci troviamo oggi di fronte, da un lato alla desertificazione culturale, e dall’altro alla iper-informazione e alla difficoltà di leggere criticamente la mole di informazioni con le quali si viene in contatto. Diceva Lewis che il compito dell’educatore è irrigare i deserti, e questo pensiero è quanto mai attuale perché appunto ci troviamo di fronte a deserti culturali apparentemente rigogliosi, rispetto ai quali il docente di scuola e di università è chiamato a uno scatto in avanti anche particolarmente importante. Un altro tema fondamentale del sistema scolastico e universitario odierno riguarda la capacità del sistema di contrastare le diseguaglianze. Già oltre duemila anni fa, Confucio sosteneva che l’educazione fosse il migliore strumento di contrasto delle diseguaglianze, e ciò emerge con forza dai dati sulla scuola elaborati da Eurispes e Invalsi.
Potenziare il rapporto docente-studente e mettere a frutto le risorse del Pnrr
Pur avvalendosi delle nuove tecnologie, gli ambienti universitari evidenziano allo stesso tempo la centralità del confronto dialettico fra docente e studente, della necessità che lo studente possa confrontarsi costantemente anche per migliorare il proprio modo di approcciarsi alla conoscenza. Su questo tema, come Anvur abbiamo sviluppato un Focus tematico sulla necessità di migliorare la qualità della didattica all’interno del comparto universitario anche attraverso dei criteri di potenziamento del rapporto docente e studente, anche quando lo studente non vive l’esperienza della comunità. I docenti intervistati nel corso dell’indagine di Eurispes evidenziano poi come le risorse siano scarse e insufficienti e denunciano un “eccesso burocratico”. Sul tema delle risorse va però ribadito che queste ultime sono cresciute, soprattutto negli ultimi 4-5 anni, e che l’iniezione di risorse del Pnrr è stata particolarmente significativa. La Missione 4 del Pnrr inietta infatti risorse notevoli su alcuni asset importanti, come la formazione accademica dei dottorati, il diritto allo studio e le infrastrutture. L’incremento di risorse ci ha consentito di avvicinarci alle medie europee, ma il percorso intrapreso va portato avanti anche oltre la scadenza del Pnrr nel 2026, soprattutto in merito al diritto allo studio. Si pensi, ad esempio, che l’edilizia universitaria pubblica del nostro Paese copre il bisogno di appena 50.000 studenti su oltre 2 milioni di studenti, quando in Francia e in Germania sono cinque volte maggiori gli alloggi pubblici.
La regole sulla valutazione garantiscono la qualità, il merito e la crescita del sistema
Un altro elemento che viene sottolineato dai docenti è l’eccesso burocratico: ma non vorrei che quest’ultimo sia male interpretato, cioè si leghi ad alcuni adempimenti che sono strettamente connessi ai temi della qualità della valutazione. Molto spesso noi soffriamo un’ipertrofia delle regole, quindi di un eccesso di regolazione che talvolta genera anche complessità e complicazioni di carattere amministrativo e burocratico. Ma le regole sulla valutazione non possono essere interpretate come espressione di burocrazia, bensì sono un’esigenza fondamentale per garantire la qualità, per promuovere il merito e per consentire una crescita del sistema nel suo complesso, una linea condivisa anche a livello europeo e internazionale.
Lo stretto rapporto tra conoscenza e democrazia
Emerge poi con forza il tema del rapporto fra conoscenza e democrazia. Questo è uno degli aspetti più stimolanti e importanti della questione educativa sollevata dall’indagine Eurispes, perché non possiamo dimenticare come le democrazie occidentali abbiano perso di vista la centralità dell’educazione, quasi ritenendo e dando per scontato che la democrazia sopravviva anche alla povertà culturale. In realtà, esiste un legame molto forte fra democrazia e conoscenza, fra capacità dei saperi di promuovere sviluppo del pensiero critico e difesa della democrazia. C’è bisogno di promuovere la cultura per salvaguardare la democrazia, di difendere la conoscenza per la buona tenuta delle istituzioni democratiche. In merito a quanto detto, indagini e rapporti non solo sono esposizioni di dati o segnalazione di problemi, ma sono soprattutto una straordinaria opportunità per offrire delle risposte anche al decisore politico. E quindi la centralità della questione educativa deve diventare la nostra bandiera, la bandiera del Paese affinché venga raccolta e promossa in tutte le occasioni. Questo obiettivo ci mobilita tutti in quanto docenti, educatori, cittadini e ci impone di richiedere la stessa riflessione al decisore politico. Solo così potremo salvaguardare il modello del nostro Paese, un modello che ci ha dato nel passato grandi capacità di risposta anche rispetto alle emergenze e alle difficoltà, come accaduto dopo la Seconda Guerra Mondiale.
La conoscenza è il più grande fattore moltiplicatore di sviluppo
La conoscenza è il più grande fattore moltiplicatore di sviluppo; anche quando il Pil si ferma, la spinta fondamentale sta nella conoscenza, nella ricerca, nel trasferimento tecnologico, nella capacità di innovare e nella maturazione di un sapere critico. Come sosteneva Platone, il docente non deve riempire un otre ma deve accendere la mente. Il nostro compito come educatori è soprattutto quello di stimolare anche il pensiero critico e di farlo trasferendo conoscenza e toccando quelle sensibilità cui tutti, anche in un contesto fortemente tecnologico, sono inclini. In questo modo i nostri ragazzi avranno gli strumenti per poter operare in un contesto profondamente cambiato come quello tecnologico nel quale siamo immersi, e saremo in grado, come Paese, di raccogliere le sfide del futuro.
Antonio Uricchio, Presidente del Consiglio direttivo Anvur (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema