Nei prossimi giorni si svolgerà l’assemblea delle Nazioni Unite (ONU) e i dossier da affrontare riguardano la nostra posizione in Africa (Libia in particolare), America del Sud (Venezuela in particolare) e Asia (Iran in particolare).
La politica europea è ormai appannaggio del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri e di quello agli Affari Europei, Enzo Amendola.
Dunque, rimangono i dossier internazionali, dei quali, quello relativo alla Libia ci riguarda particolarmente, sia per i problemi energetici sia per quelli dell’immigrazione, seppur fortemente limitata a qualche migliaio di migranti, nonostante la forte esposizione mediatica, e per la situazione politica libica piuttosto complessa.
Infatti, mentre il governo di unità nazionale libico, che ha sede a Tripoli, è riconosciuto dall’Onu, quindi anche dall’Italia, parte rilevante della Libia è in mano al generale Khalifa Haftar che intende inglobare il restante territorio libico.
Ai contendenti libici si aggiunge l’interferenza di altri Paesi (Usa, Russia, Cina, Francia e vari Stati arabi). Ricordiamo che il nostro Paese gestisce un ospedale a Misurata, protetto da nostre forze armate.
E l’Italia che fa? Quali proposte da sottoporre alla assemblea dell’Onu?
Domanda interessante, da rivolgere al Governo e, soprattutto, al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
Occorre, in via preliminare, spiegare al ministro Di Maio che il ministero degli Esteri non è la sede del M5S, dove riunire i ministri del proprio partito, ma è luogo dove si fa politica estera, in accordo con le altre istituzioni repubblicane.
Forse, il ministro Di Maio non ha capito dove è.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc