L’AVESSE DETTO: L’IMPUNITÀ DI UN DIVIETO!

Tempo di polemiche. Mica tanto eleganti. Non hanno di sicuro i nostri parlamentari il gusto della battuta fulminante che aveva Giulio Andreotti. Sto leggendo la cronaca, troppo colorata, di una visita a Messina di Matteo Renzi, l’ex presidente del Consiglio, il presidente di Italia Viva, con al suo fianco la senatrice messinese Dafne Musolino.

Da quando ha lasciato il Governo, da quando non è più presidente del Consiglio, Renzi ogni tanto si sfoga, si adira e denuncia i “saltimbanchi” e i “trucchetti”, grida che non si fa politica sull’immoralità, con il sopruso e…l’abuso. Lo ha fatto anche a Messina durante una manifestazione organizzata dalla senatrice Musolino, eletta con i voti di Cateno De Luca, salvo poi transitare nella compagine di Renzi, giusto per la precisione: ma non ci scandalizziamo per questo, così funziona purtroppo la politica italiana. Ma perché Renzi e di conseguenza la Musolino si sono alterati, indignati, offesi al punto da gridare al complotto? Sono incazzati, non per il lavoro che non c’è, non per la Sanità che fa acqua e produce scandali e vittime, non per la fuga dei giovani dal territorio anche per colpa dei cosiddetti potentati che hanno monopolizzato le assunzioni nei Palazzi e nelle strutture sanitarie, bensì perché il personale della polizia municipale ha richiesto l’intervento di due carro attrezzi per rimuovere dei veicoli in divieto nella via Ettore Lombardo Pellegrino.

Si condividano o meno le teorie apocalittiche di Renzi e la Musolino, un fatto ci sembra indiscutibile: l’articolo 159 del Codice della Strada disciplina la “Rimozione e blocco dei veicoli”… Gli organi di polizia possono disporre la rimozione forzata nelle strade dove la sosta costituisce grave intralcio o pericolo per la circolazione, oppure dove è presente l’apposito segnale di divieto. Dunque? Ci siamo? Se la polizia municipale ha disposto la rimozione dei mezzi significa che quei mezzi non avevano rispettato il codice della strada. Chiaro. Ma i politici sono talvolta molto colti e molto acuti. La senatrice Musolino è coltissima e acutissima. Tanto da essere imprevedibile, nelle domande e nelle risposte.
“Quello offerto oggi è stato uno spettacolo penoso, indegno di una città metropolitana che avrebbe dovuto disporre, semmai, un servizio di Polizia Municipale per agevolare il traffico e accogliere, coordinandosi con le Forze di Polizia presenti, il senatore Matteo Renzi, già Presidente del Consiglio, e ben 2 Deputati nazionali oltre che la Senatrice della propria città.
Ma si sa, ciascuno offre ciò che ha.
Mi auguro che l’episodio odierno, che ha creato solo disagi agli esercenti locali, consenta di comprendere quale è il vero livello di questa amministrazione comunale”.


Non ho difficoltà ad ammettere che l’analisi della Musolino si è rivelata per certi versi, spiazzante, inquietante, nevrotizzante. Scusi senatrice: la polizia municipale assolve al proprio dovere e lei che fa la bacchetta, la deride? Ah, vero dietro il loro intervento c’è la mano di quel demone di Cateno e del suo fedele scudiero Basile. E da rappresentante di una importante Istituzione, da politico, da avvocato, da persona civile che vogliamo dire a quei cittadini che non hanno rispettato le regole, che hanno parcheggiato e parcheggiano in divieto? Bene Bravi Bis?
Il solo suggerimento che mi sento di dare non è nuovo, ma tanto vale ripeterlo. Il cerino continua a girare perché chi dovrebbe dare il buon esempio, controllare, far applicare la legge, lo lascia girare. Senatrice Musolino, presidente Renzi, non invoco repressioni ma una semplice applicazione del codice, sì. Quando si vede (nel caso in questione) un mezzo posteggiato dove non potrebbe si va a toglierlo, punto e basta. Oppure si fa un altro mestiere. Senza questa minima opera di pulizia, di controllo non si combinerà mai nulla. Proviamo almeno a cominciare da qui, dal gradino più semplice, così semplice che nessuno lo vuole salire.
Non ho mai pensato né scritto che abbiamo la Polizia municipale migliore del mondo. Credo che il comandante Giovanni Giardina abbia un compito estremamente difficile e che sia quasi un dovere, per le altre componenti Istituzionali non complicarglielo ulteriormente. Il grande gioco della politica (delle lobbies e di chi se ne fa megafono) in questo ribollente scorcio di stagione politica consiste esattamente in questo: complicarglielo sempre di più, fino a renderlo quasi impossibile. E poi, qualcosa succederà. Può anche succedere qualcosa di grave. A livello di ordine pubblico. Non sono più dibattiti civili, sono giudizi di Dio, accuse e disinformazioni che inquinano la realtà, in cui entrano e pesano il sospetto, il rancore, il pregiudizio, e questo clima non condiziona solo le forze dell’ordine ma anche i cittadini, sempre più isterici e violenti.
Giuro che non m’importa molto di difendere l’onorabilità di Cateno De Luca, di Federico Basile, di Giovanni Giardina (non ho mai ricevuto premi o uffici stampa, né li pretendo: guai a chi ci prova…ci siamo intesi colleghi) anche se a volte sogno un sindaco, un uomo delle istituzioni che sappia uscire allo scoperto, meno cerchiobottista e una Giunta comunale che non pensi solo a fare più affari.
A me piace il giornalismo che dà voce ai deboli, ai perseguitati, alle vittime della criminalità e dei prepotenti, per quanto l’abbiano cambiato, impupazzato, svilito, disanimato, involgarito, incanaglito e drogato. Temo che questo sia il tipo di giornalismo che ha più opportunità: perché fa più rumore, il vero feuilleton che ci mancava, in cui la notizia, la verità c’entra giusto di striscio.