Avete presente quelle persone gay che vivono in famiglia e non hanno dichiarato i propri gusti ai parenti? Persone che ridono a battute sui gay fatte da qualcuno in casa o amici al bar. Persone che nell’intimo soffrono o si fanno male facendo finta di ignorare se stessi? E’ la stessa cosa di quanto accadeva al leghista mediatizzatore “di peso e di fiducia” Luca Morisi, beccato con droga in casa e che pare fosse aduso ad incontri a base di sostanze proibite.
E come il gay beccato in camera a baciarsi con una persona del suo stesso sesso, oggi Morisi è nella stessa situazione.
Le reazioni sono diverse. Tra imbarazzo, stupore e comprensione dei suoi prossimi (il capo Salvini soprattutto). Tra derisione, dileggio, sbeffeggio e comprensione da parte di chi lo conosceva solo come persona pubblica.
Entrambi – gay e Morisi – vittime della cultura e del regime proibizionista. Certo, la cultura e il regime proibizionista hanno ampi spiragli di accettazione sociale, ma quasi sempre su un filo che separa l’accettazione culturale o meno del diverso (quello che fa sesso con persone dello stesso sesso o che si fa di una qualche sostanza). E poi c’è il risvolto legislativo di entrambi: il gay non è al 100% cittadino come il non-gay e il “drogato” non può che commettere reato per procurarsi la sostanza.
E come conseguenza al Morisi “drogato” c’è anche la giustizia. L’euforia di vivere il proprio piacere fa sottovalutare le norme che potrebbero essere violate. E – forse – quando si viene cuccati ci si rende conto di come queste norme non corrispondano alla vita e ai desideri del quotidiano.
Chissà se queste riflessioni vengono fatte da Luca Morisi, e tutti quelli impegnati nei partiti e nelle culture proibizioniste… E se non vengono fatte, accade per ingenuità, stupidità, mancanza di senso civico, opportunismo, indole delinquenziale intrinseca?
Vincenzo Donvito, Aduc