La #zanzara evoca principalmente un animaletto fastidioso, che, nel tempo e nella storia, ha rappresentato anche simboli di provocazione, ribellismo, di prurito nel costume e di pulsioni verso una nuova vita e aggiornate abitudini.
È stato (la zanzara) il nome di una fanzine, in cui i giovani del #Liceo_Pariniin #Milano fornirono prova di come l’antropologia giovanile prendeva un’altra piega: quella della #rivoluzione culturale di un ‘68 che in Italia, ed anche in Italiano, lasciava segni visibili di una mentalità rivolta alla sorpresa, al farsi notare all’insegna della #libertà, che, nella sua espressione, coglie il buono che c’è attorno ed è scomoda. Oggi la zanzara, più prosaicamente, non ha più quel significato ed è divenuta solo un momento fastidioso che nella vita di ogni giorno rimane sol perché non si riesce a debellarla.
Quell’animaletto inutile, oggi, rappresenta la trascuratezza e insipienza di una vita amministrativa che non è in grado di eliminarlo con un accorta e mirata e complessiva azione di pulizia. Anche qui da noi, questo insetto, oggi evoca non una rivoluzione nei costumi e degli studenti che guardano al nuovo, ma uno stato di abbandono, in cui il peggio si impersona in una irrilevanza scomoda di chi si è assunto l’onere di trovare soluzioni per il perseguimento del #bene_comune, ove la necessità imporrebbe uno sguardo più attento della #classe_dirigente che possedendo intelligenza, e non solo furbizia dal fiato corto, deve ancora dimostrare di essere all’altezza del compito ricevuto col #consenso popolare. A 50 anni dal #sessantotto la zanzara rimane il simbolo di una politica vecchia e senza prospettiva.
Rino Nania