La tempesta mediatica di queste ultime settimane potrebbe essere giudicata positivamente visto che è stata occasione per parlare di legalizzazione o conferma (e indurimento) della attuale legislazione. Lo stagno in materia, in questi ultimi periodi, è stato caratterizzato solo dalle proposte di legge depositate in Parlamento dal M5S e dal progetto di iniziativa popolare dei Radicali.
Stagno perché i primi hanno depositato la proposta di legge con la consapevolezza che non sarebbero mai andati a discuterla ed approvarla, salvo rimettere in discussione il loro accordo di governo con la Lega di Matteo Salvini (e non ci pare che possa essere così); i secondi perché non hanno la forza istituzionale e mediatica per far sì che sia applicato l’iter parlamentare di questo tipo di proposte.
Ora è in corso una tempesta che non si riesce a distinguere quanto sia mediatica o reale, ma con alcune piccole certezze tipo lo scivolone del ministro dell’Interno che vuol far chiudere tutti i cannabis shop senza magari cambiare la legge grazie alla quale si è avviato un simile commercio: una indelicatezza politico-istituzionale a cui ultimamente il vicepremier leghista ci ha abituato con il suo dissertare in ogni ambito dello scibile politico ed umano.
Tempesta grazie alla quale abbiamo potuto leggere, oltre alle scontate prese di posizione acclamate per ricordarci che la droga fa male così come farebbe male la libertà di scelta di chi decide di assumerla, anche una serie di interventi più approfonditi e articolati e talvolta inediti. Per gli interessati è facile farne tesoro, reperendoli sul web. L’inedito che ci ha colpito è quello del segretario del Partito Democratico: “parliamone”. Punto. Chissà dove è stato fino ad oggi, in materia, Nicola Zingaretti. Speriamo che i diversi che nel suo partito si spendono (anche da svariati anni) per la legalizzazione possano dargli una mano a svolgere questo ruolo di “moderatore”, ché altrimenti non ci è dato capire. Vedremo. Ma, al momento, ci par di capire che dobbiamo accontentarci, per cui è inutile dilungarsi e farci un qualche pensierino di scesa in campo.
La nostra riflessione, e osservazione, ci porta a condividere quello che abbiano letto che è stato detto dalla sen. Emma Bonino: “non faccio spalla ai vaniloqui di Salvini” (1). Se qualcuno ha creduto, per esempio, che il governo si possa rompere sulla questione della cannabis e quindi… avanti con l’apertura di un facile percorso alla legalizzazione… lo invitiamo a tranquillizzarsi ed a concentrare le proprie energie sulle future e difficili battaglie. E quindi insieme a noi fermarsi aspettando sulla riva del fiume che questa piena sia passata.
La tempesta in corso passerà come fanno le tempeste, senza particolari danni visto che non si trasformerà mai in un tornado (istituzionale e normativo, per uscire dal figurato). Inoltre, se qualcuno, abbagliato da quanto accade in diversi Stati degli Usa che hanno legalizzato anche il consumo ricreativo oltre che terapeutico (con relativi business sui mercati), ha pensato che siamo prossimi anche qui a procedere in tal senso… è bene che si dia una calmata per diversi motivi: in Europa (ammesso che si possa fare un parallelo tra Stati Uniti e Unione Europea) non c’é un solo Stato che abbia legalizzato (eppure di Stati con le carte storiche e normative per farlo, molto meglio e prima che in Italia, ce ne sarebbero). Certo ci sono normative che sono punti di riferimento nella palude del nostro continente (Portogallo, per esempio), ma sono tutte delle specie di escamotage (riduzione del danno) per non dover violare apertamente le convenzioni internazionali che in materia sono
tutt’altro che legalizzatrici, e a cui non si può non fare riferimento, anche perché nessuno Stato europeo ha mai mostrato di prendere ardite decisioni come, per l’appunto, fanno alcuni Stati degli Usa, il Canada e l’Uruguay. Ci sono un po’ di movimenti interessanti nell’ Europa comunitaria (tipo Lussemburgo – 2) e in quella non-comunitaria (tipo Svizzera – 3), ma per il momento è tutto in aria, anche se sembra a buon punto.
Chi come noi non ha un credo ideologico alla base del proprio agire, sulla legalizzazione sarebbe disposto anche a riconoscere la valenza di chi possa sembrare molto lontano dal proprio progetto e agire civico e istituzionale (come oggi è il M5S), per cui non ci rinchiudiamo nel fortino dei giusti. Ma vogliamo vedere fatti, ché di parole ne siamo ampiamente sommersi in questi giorni. Che se la battaglia e mobilitazione per la legalizzazione dovesse essere come in questi giorni, si rimane lì, assistendo solo ad un apparente gioco delle parti per la gestione del potere di governo, con quelli che dicono “parliamone” (Pd) e quelli che blaterano senza senso sulla chiusura dei negozi di cannabis light (Salvini)…. e chi dovrebbe/potrebbe rispondere che sussurra frasi in modo che non servano alla legalizzazione (M5S).
Per andare oltre, al momento, ci sono sempre le proposte di legge depositate e il progetto di iniziativa popolare. E solo su cose precise, definite e con scadenze che facciano riferimento ad essi che possiamo credere abbia inizio il percorso legislativo per la legalizzazione.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc