L’Europa dei cittadini e dei consumatori. L’Italia non c’è?

L’altro giorno il Parlamento europeo ha approvato il Patto di Stabilità (1). Il voto era per regolamentare i conti pubblici sotto il deficit del 3% del Pil e i debiti sotto il 60% del Pil, con speciale concessione (dilazioni fino a 7 anni per i rientri) per l’Italia e altri Paesi che hanno un debito molto elevato, in cambio di riforme per crescita e conti sostenibili.

Tranne 4 deputati, tutti i partiti – di governo od opposizione in Italia – hanno votato contro o si sono astenuti.

Le riforme per crescita e conti sostenibili, nel caso italiano, non possono essere delle passeggiate propagandistiche come quelle a cui i governi nazionali (in particolar modo quello in vigore) ci hanno abituato, coi soldi trovati solo grazie all’aumento del debito pubblico.

Insomma, l’Ue ci offre una chance per allinearci all’economia del Continente, facendoci magari capire che i fondi del Pnrr non possono essere considerati un regalo, ma frutto di impegno comune di stabilità rispetto al quale programmare il futuro sapendo chi c’è e chi non c’è, e i nostri rappresentanti a Strasburgo l’hanno rifiutata confermando di essere in Ue solo attori passivi e giammai attivi.

Leggendo il commento del nostro ministro degli Affari Ue, Raffaele Fitto, si viene a sapere che questo voto contro e/o astensione sarebbe “lineare, molto credibile e di grande coerenza”: “Il Governo mediando ha fatto passi avanti votando” la riforma “in Consiglio europeo. Gli europarlamentari, cogliendo passi avanti ma non del tutto soddisfatti si sono astenuti” (2).

Forse non siamo abbastanza adusi al linguaggio di politica ed economia, ma ci sfugge “linearità, credibilità e coerenza” di  tutti i partiti che votano contro e/o si astengono rispetto a quanto già approvato dal proprio governo. Anzi, leggiamo proprio il contrario.

Siamo consapevoli, nel linguaggio e nei modi del politichese che, mediaticamente e nella memoria, le ultime parole pronunciate hanno peso maggiore delle prime… e forse è stato questo l’intento del nostro ministro per far dimenticare l’onta di tutti i partiti del suo Paese che – nostra lettura, ovviamente – non hanno voluto esporre alla valutazione dei propri elettori per le prossime elezioni europee, il fatto che votavano per qualcosa che aveva un pur minimo sentore di austerità: meglio la “festa continua” coi soldi delle generazioni che verranno e dell’Ue.

La lungimiranza del ministro Fitto la affianchiamo alle affermazioni e impegni politici (3) di un altro nostro ministro, Adolfo Urso che guida il dicastero dello Sviluppo Economico e del made in Italy: “dall’Europa dei consumatori a quella dei produttori”, ci ripete in queste settimane, essenzialmente come slogan della sua campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo. Si tratta della visione di una Europa dei produttori contrapposta a quella che oggi viene ritenuta dei consumatori, considerata come quanto di più pericoloso e portatore di infelicità e sventure si possa concepire. Si tratterebbe – secondo il nostro ministro e il governo che esprime – di foraggiare il mondo della produzione anche a discapito di quello del lavoro e dei consumi. Con piccoli e grandi imprenditori più o meno soddisfatti contrapposti a lavoratori e consumatori sottomessi e impoveriti dei loro poteri di mercato, dove quest’ultimo sarebbe sostituito dalla prevalenza (e financo oligopoli e monopoli) dei produttori.

Beh. Tra governo e opposizione, non è che i nostri attuali politici che si candidano a rappresentarci in Ue, stanno giocando carte interessanti e credibili.

Siamo consapevoli che per molti candidati è più importante, da una parte “scornarsi” col generale del cosiddetto “mondo al contrario”, e dall’altra parte far credere (senza spiegarlo) perché a Strasburgo avremmo bisogno di maggiore Italia e meno Europa… ma auspichiamo che questi siano solo i primi “incidenti di percorso” di una campagna elettorale dove gradiremmo di essere informati non solo sugli italiani caucasici che secondo alcuni sarebbero più belli di quelli di altre origini, ma anche sul futuro delle nostre tasche… pretendendo – magari – di sapere come, dove, quando e quanto verranno usati i nostri soldi per tornare ad essere protagonisti dell’Unione e non sanguisughe come ora.

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc

 

 

1 – https://stream24.ilsole24ore.com/video/economia/cosa-chiede-nuovo-patto-ue-e-perche-italia-non-vota/AF6yvoiD

2 – intervento alla conferenza programmatica di FdI in corso a Pescara (La Presse)

3 – https://www.aduc.it/editoriale/europa+dei+consumatori+dei+produttori+pericoli_37459.php