Galoppando la rivoluzione iraniana con immagini e storie che stracciano la censura giungendo fino a noi Paesi liberi, la domanda è: oltre a dire che queste donne e uomini sono bravi e coraggiosi, oltre a piangere perché ogni giorno qualcuno viene ammazzato… che si fa?
Ieri il presidente francese Emmanuele Macron ha incontrato una delegazione di dissidenti iraniani. Il primo ministro canadese Justin Trudeau è sceso per strada coi manifestanti nelle città del suo Paese. In Usa, mentre pensavano ad altro, qualche manifestazioni a New York c’è stata. La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, si è fatta ufficialmente sentire. A Berlino c’è stata una delle maggiori manifestazioni europee. Personaggi politici e del mondo dello spettacolo e dell’arte si prestano a rilanciare i vari messaggi. Qualcosa ovviamente ci è sfuggito.
In Italia? A parte isolate e gloriose, quanto numericamente limitate, manifestazioni delle comunità iraniane, dei radicali e di qualcun altro… il governo che ha fatto? Si è vantato di avere un corpo diplomatico in grado di liberare l’italiana che era stata arrestata in Iran e, nel frattempo, rompendo una scelta politica che andava avanti da tempo con l’assassinio di Regeni in Egitto, ha incontrato il dittatore/presidente di quel Paese, Abdel Fattah al-Sisi: una conferma di quanto ogni giorno ci dicono tutti gli esponenti del governo, che bisogna rafforzare e migliorare la nostra nazione in Patria e nel mondo, punto.
Intanto le iraniane e gli iraniani continuano a farsi macellare e, per quanto ci riguarda, non c’é timore di ingerenza in affari interni di altri Paesi che possa reggere di fronte alla sterminio in atto. Abbiamo una visione politica e umana diversa dal nostro governo e più vicina a quelle istituzioni nel mondo che hanno cominciato a ricordare i loro stessi principi fondanti, che sembrano essere sempre più lontani da quelli che si vogliono imporre sul nostro territorio (frizione Italia/Francia per i migranti docet).
Ci domandiamo se esiste una società civile e una politica che, oltre a portare in piazza persone per una pace astratta e sostanzialmente filo-putiniana (Roma), abbia intenzione di far fede ai propri disagi e alle urla di disperazione e di dolore che ci arrivano dall’Iran, e non solo.
E per chi non avesse ancora capito: è la politica che muove l’economia, anche quella che arriva nelle nostre case. Gas e Putin sono stati e sono violenta lezione. Il risveglio dell’oppio in Afghanistan (che, illegale, si vende nelle nostre strade) ci ha ricordato che quanto accade lì non può non riguardarci. L’oscenità della coppa del mondo del calcio nel Qatar… sembra inesistente a fronte di una palla che rotola nei campi di calcio pieni del sangue di chi li ha costruiti. Il petrolio e le merci italiane in Iran sembrano più importanti del sangue che scorre e della libertà.
Tutto a posto in un regime che mette al primo posto la nazione Italia, abbiamo dubbi che sia altrettanto per le coscienze e l’economia di ognuno.
Vincenzo Donvito Maxia