![Intelligenza Artificiale](https://www.imgpress.it/wp-content/uploads/2025/02/AdobeStock_621566132-678x381.jpeg)
Mentre il dibattito pubblico sull’Intelligenza Artificiale si concentra principalmente sui suoi effetti dirompenti nel mondo del lavoro, una rivoluzione silenziosa sta attraversando le aule scolastiche in Italia, come nel resto del mondo. La Giornata Internazionale dell’Istruzione 2025, celebrata il 24 gennaio, ha posto l’accento su questa trasformazione, scegliendo come tema “AI and education: Preserving human agency in a world of automation”.
Un titolo che racchiude una delle sfide fondamentali del nostro tempo: integrare le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale mantenendo al centro l’elemento umano dell’apprendimento. Anche in Italia, la rapida diffusione degli strumenti di AI nel sistema educativo sta ridisegnando i confini dell’insegnamento, con gli algoritmi di apprendimento automatico che si insinuano rapidamente nelle pratiche quotidiane di studenti e docenti, promettendo di personalizzare l’esperienza formativa e di ottimizzare le prestazioni. Ma in un paese dove le disuguaglianze educative tracciano ancora una linea di demarcazione fra Nord e Sud e dove la dispersione scolastica raggiunge in alcune regioni punte del 17%[1] – superando nettamente la media europea del 9,6% – l’introduzione di queste tecnologie nelle scuole richiede una riflessione approfondita sulle implicazioni sociali ed etiche.
La diffusione degli strumenti di IA nel sistema educativo sta ridisegnando i confini dell’insegnamento
La penetrazione dell’AI nel sistema scolastico italiano è già un dato di fatto, dal quale difficilmente si potrà tornare indietro. Secondo una ricerca condotta da TGM Research per conto di NoPlagio.it, piattaforma di rilevamento e prevenzione del plagio e rilevamento di contenuti AI genereted, oltre il 65% degli studenti italiani fra i 16 e i 18 anni utilizza l’Intelligenza Artificiale per fare i compiti e scrivere saggi, mentre un’indagine svolta dal Centro Studi Impara Digitale ha evidenziato che il 54% degli insegnanti usa l’AI a scopi didattici, ma solo l’11% afferma di averne una conoscenza approfondita. Il fenomeno è destinato a crescere e la sfida non è bloccarne la diffusione, ma riuscire a creare un ambiente digitale etico e sicuro anche nel sistema scolastico, in cui l’Intelligenza Artificiale si trasformi in un reale strumento di supporto a studenti e docenti, senza inasprire divari o appiattire contenuti e proposte. Eppure le istituzioni scolastiche di tutto il mondo faticano a tenere il passo, secondo quanto emerso da un sondaggio condotto dall’UNESCO su 450 istituzioni nel 2023. Solo il 10% delle scuole e delle università ha attualmente un quadro di riferimento ufficiale per l’utilizzo dell’AI e, entro la fine del 2022, solo 7 paesi avevano sviluppato programmi strutturati di AI per i loro insegnanti, mentre solo 15 includevano obiettivi formativi in AI nei programmi nazionali.
Solo il 10% delle scuole e delle università ha attualmente un quadro di riferimento ufficiale per l’utilizzo dell’IA
Allo stesso tempo sempre più paesi stanno imponendo restrizioni all’uso delle nuove tecnologie in classe e, fra il 2023 e il 2024 sono quasi raddoppiati gli Stati che hanno vietato l’uso dei telefoni cellulari nelle scuole, passando dal 24% al 40%. In Italia tale divieto è stato introdotto a partire dall’anno scolastico 2024-2025 dalla scuola materna fino alla scuola media, anche per fini didattici ad esclusione dei casi in cui sia espressamente previsto da piani educativi o didattici personalizzati. Le politiche nazionali dunque, da un lato cercano a fatica di introdurre soluzioni per integrare l’Intelligenza Artificiale nel sistema scolastico in modo costruttivo e accessibile a tutti, dall’altro introducono meccanismi che scoraggiano l’uso incontrollato e inconsapevole delle nuove tecnologie.
In Italia le disuguaglianze educative tracciano ancora una linea di demarcazione fra Nord e Sud
Un aspetto particolarmente critico, che rischia di compromettere l’impiego di soluzioni AI nella didattica del nostro Paese e di acuire le disparità già esistenti, è il divario territoriale che vede le scuole del Nord Italia generalmente più attrezzate e avanzate nell’adozione di strumenti digitali per l’apprendimento, mentre nel Mezzogiorno l’accesso a queste tecnologie è più limitato. Secondo l’Osservatorio Scuola Digitale 2024, meno della metà delle scuole italiane (47%) è dotata di connessione in fibra ottica ma, se in regioni come la Lombardia e il Veneto si raggiunge una copertura del 60% circa, in Sicilia e Calabria non si supera il 40%. Gli studenti del Sud e delle Isole sono in netto svantaggio rispetto ai coetanei che frequentano le scuole del Nord anche per la disponibilità di dispositivi adeguati, con un rapporto dispositivi/studenti di circa 1 a 3, che al Nord diventa di 1 a 1,5[2]. Alle carenze infrastrutturali di alcune aree geografiche, si aggiunge una disomogenea distribuzione delle competenze digitali che vede ancora una volta il Sud un passo indietro, sia fra gli adulti che fra i ragazzi e un preoccupante divario di genere.
Oltre il 65% degli studenti italiani fra i 16 e i 18 anni utilizza l’Intelligenza Artificiale per fare i compiti e scrivere saggi
In attesa di sciogliere i tanti nodi che ostacolano il pieno impiego dell’AI come valido strumento di supporto alla didattica, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha lanciato una sperimentazione che coinvolge 15 classi di scuole superiori distribuite fra Lombardia, Abruzzo, Marche e Toscana. Il progetto, di durata biennale, ha l’obiettivo di migliorare la personalizzazione dell’insegnamento e ridurre le disuguaglianze educative con un focus particolare su studenti con difficoltà di apprendimento o provenienti da contesti socio-economici svantaggiati e, se ritenuto efficace, verrà esteso a livello nazionale entro il 2026. Una particolare attenzione viene posta alla formazione dei docenti, il cui lavoro non dovrà essere ridimensionato dagli strumenti di Intelligenza Artificiale, ma piuttosto integrato e reso più flessibile. Intanto la Regione Lombardia lo scorso novembre ha pubblicato un documento contenente le linee guida sull’utilizzo dell’AI nelle scuole[3]; si tratta della prima adozione a livello regionale, sebbene preceduta da un’iniziativa di una rete di 55 scuole del Friuli-Venezia Giulia che ha pubblicato a maggio del 2024 l’e-book Costruire il futuro. Linee guida sull’utilizzo dell’IA in ambito scolastico e, molti licei soprattutto scientifici, hanno introdotto all’interno dei curricula scolastici, percorsi che integrano lo studio dell’Intelligenza Artificiale negli indirizzi di scienze applicate.
Le risorse stanziate per l’Intelligenza Artificiale devono essere in aggiunta e, non distogliere dalle risorse ordinarie
Le istituzioni scolastiche e politiche italiane sembrano dunque consapevoli dell’importanza di cogliere le opportunità offerte dall’AI in ambito educativo e, gli investimenti del PNRR dedicati alla transizione digitale hanno permesso di compiere enormi passi in avanti riducendo il gap infrastrutturale e culturale che separa l’Italia dalla maggior parte dei paesi europei. Permangono tuttavia troppe disparità territoriali e ampie fasce di studenti a rischio di povertà educativa che rischiano di accumulare ulteriori ritardi non riuscendo a beneficiare del potenziale offerto dall’Intelligenza Artificiale. Come ha sottolineato l’UNESCO, le risorse stanziate dai governi per l’IA devono essere in aggiunta e, non distogliere dalle risorse ordinarie già impegnate per l’istruzione, aspetto particolarmente delicato in Italia, dove la spesa pubblica per l’istruzione si assesta al di sotto sia della media europea che di quella dei paesi Ocse. L’Italia si è buttata dunque a capofitto nella sfida di integrare l’AI nell’insegnamento, ma sembra non aver accolto ancora appieno l’obiettivo più sfidante: renderla uno strumento a servizio delle specificità umane, capace di colmare i divari esistenti – territoriali, sociali e di genere – o, citando il chirurgo Christiaan Barnard, ricordando che “una catena è forte quanto il suo anello più debole”.
[1]L’Italia è al quinto posto su 27 paesi in Europa per livello di dispersione scolastica con una media del 10,5%, preceduta da Romania (16,6%), Spagna (13,7%), Germania (12,8%) e Ungheria (11,6%).
[2]Dato riferito al primo ciclo di studi, nel secondo ciclo si registra una disparità simile con un rapporto di circa 2-2,5 a 1 al Sud e nelle Isole e di circa 1 a 1 al Nord.
[3]L’arte di imparare. Linee guida aperte e dinamiche per un uso consapevole e libero dell’intelligenza artificiale generativa da parte dei docenti delle scuole superiori.