L’INTERVENTO: IL CALO DEMOGRAFICO COLPISCE IL COMMERCIO E NON SOLO

Che andava a finire così l’aveva capito perfino il sottoscritto. Ricordo bene quando negli anni ’90, cioè 30 anni fa sostenevo che la mancanza di figli prima o poi avrebbe causato gravi problemi all’economia italiana, in particolare al commercio, ecco puntualmente la prova di quello che sostenevo allora, cioè fare figli (invece di promuovere una cultura di morte come l’aborto) conviene a tutti, a destra, a sinistra, al centro, conviene ai piccoli e ai grandi commercianti, conviene per esempio alla Scuola, alla Chiesa e così via.

Il Sussidiario.net fa una interessante intervista al presidente della Conad Mario Lusetti che lamenta diverse cose a cominciare che manca il personale per farlo lavorare nei centri commerciali. (Grande Distribuzione e crollo nascite/ “Meno clienti e più anziani, mancano 280mila addetti, è emergenza, inter. Di Paolo Rossetti, 20.2.25, Ilsussidiario.net).

Questo il primo problema che la Grande distribuzione deve affrontare come conseguenza del calo demografico. Chiaramente la grande distribuzione sta risentendo del calo demografico, nascono pochissimi figli, la popolazione sta decisamente invecchiando. La situazione è drammatica secondo Lusetti: “anche attivando politiche per il sostegno alle famiglie che vadano al di là degli incentivi o dei bonus, queste produrranno effetti dal punto di vista sociale ed economico tra vent’anni, finito il ciclo di crescita e di studio delle persone. Ma nel frattempo dovremo affrontare una situazione difficile da sostenere: nella Grande distribuzione la differenza tra la domanda e l’offerta di lavoro, misurata da Confcommercio, è di 280mila unità”. In pratica sono necessarie risposte immediate.

Bisogna affrontare “la gestione dei flussi migratori, che non è pensabile affrontare solo dal punto di vista dell’ordine pubblico. Occorrono politiche inclusive, gestione dei flussi, accoglienza: tutti elementi che vanno tenuti in considerazione accanto anche al tema della sicurezza, che non va messo in secondo piano. Il calo demografico, d’altra parte, non può essere affrontato esclusivamente attraverso politiche di sostegno alla natalità e alla famiglia, che daranno frutti ed effetti da qui a metà secolo. Poi c’è il calo dei residenti, nel 2014 sfioravamo i 61 milioni di abitanti e dieci anni dopo siamo sotto i 59 milioni (-2,2%). “Vuol dire che, a lungo andare, con questi numeri non solo va in tilt qualsiasi tipo di previsione dell’andamento dei consumi e delle vendite di beni, ma un intero sistema, a partire dalla sanità e dall’assistenza sociosanitaria.

Saranno sempre meno le persone che lavorano e versano contributi a sostegno del sistema sanitario nazionale e sempre di più quelli che lo utilizzano. Questo significa fare i conti con “l’andamento delle vendite e con la presenza nei nostri punti vendita dei consumatori, che non solo sono meno rispetto al passato, ma sono profondamente diversi: il modo di consumare e di nutrirsi è oggettivamente molto diverso rispetto al passato. Intanto, c’è il tema della presenza di stranieri, di immigrati o di nuovi italiani, che sfiora il 10% della popolazione. Lo si vede nelle richieste di prodotti che vanno al di là delle nostre tradizioni alimentari e culinarie”. In parte, sono cambiate le esigenze dei clienti dal punto di vista del servizio.Il rapporto tra popolazione attiva, che lavora, e popolazione passiva, che non lavora, si sta sbilanciando a favore della seconda e questo incide, per esempio, sul tema della mobilità, della vendita di prodotti di tipo salutistico, della ricerca di servizi”.

Di conseguenza c’è più gente che fa fatica a muoversi e bisogna consegnarle a casa la spesa. Forse c’è bisogno di punti vendita più vicini, visto che la popolazione che sta invecchiando e che ha sempre più difficoltà a muoversi. Un’altra fattore che incide sulla vendita è che ci sono sempre più coppie che non hanno figli o che ne hanno uno solo, o persone che sono single, anziane e non solo, pertanto cambia anche il confezionamento del prodotto. Per Lusetti, “cambia profondamente la domanda: l’aumento dei nuclei familiari composti da persone sole, a volte separate, altre volte anziane, altre ancora che vivono così per scelte personali, incide certamente sulle confezioni. Le offerte speciali, che riempivano la dispensa, sono in netto calo e in forte selezione: hanno diminuito la loro capacità di presa sul pubblico in maniera evidente. Le persone, anche e soprattutto quelle sole, fanno acquisti più frequenti, in quantità più basse”.

Infatti, non ci sono più Le grandissime confezioni destinate alle famiglie con 4, 6, 8 persone praticamente non ci sono più, le grandi offerte che non hanno più la stessa presa che avevano fino a qualche anno fa, perché il cliente consuma meno e spesso consuma fuori casa. Inoltre, ha una disponibilità di reddito spendibile per l’alimentazione che è più bassa rispetto al passato. A questo si guardano i dati Istat e si scopre che è il Sud che perde la maggior parte della popolazione, ben il 62% dei comuni contro 31,9% del Centro-Nord. Peraltro, il calo demografico, si sente maggiormente nei paesi dell’interno. Questo significa che il sistema dovrà ripensare anche alla dislocazione dei supermercati.

Per Lusetti l’alternativa sarebbe quella di “creare le condizioni affinché un giovane decida di rimanere in un paese dell’Appennino emiliano-romagnolo, anziché stabilirsi a Bologna, a Modena o a Milano. Se non si creano queste condizioni, non resterà in piedi la scuola, bisognerà chiudere i presidi sanitari e tutto questo si porterà dietro anche i punti vendita”.

 

a cura di Domenico Bonvegna