Ricordate Luigi di Maio che sosteneva la colpevolezza, a prescindere, di un politico indagato? Noi sosteniamo, invece, che un “imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva” come recita l’art. 27 della Costituzione.
Sosteneva, sempre Luigi Di Maio, che un sindaco indagato per abuso di ufficio doveva stare fermo un giro, cioè dimettersi.
E’ quanto si chiese al sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, che non lo fece e fu espulso dal Movimento. La stessa cosa non accadde alla sindaca di Roma, Virginia Raggi. Infatti, per tutelare la sindaca Raggi, indagata, furono cambiate le regole e la sindaca non si dimise né fu espulsa dal M5S.
C’è infine la questione della nave Diciotti, sulla quale siamo già intervenuti, e del diniego dei senatori pentastellati, alla magistratura, di procedere nei confronti del ministro Matteo Salvini.
Leggevamo, nel programma elettorale del M5S, votato sulla piattaforma Rousseau, che si proponeva l’abrogazione delle “prerogative parlamentari che sottraggono deputati, senatori e ministri, dall’applicazione della giustizia”. Su questo programma il M5S ha avuto circa 11 milioni di consensi.
Questo principio non è stato applicato nei confronti del ministro Salvini, proprio da coloro, gli attivisti, che lo avevano votato sulla piattaforma Rousseau e negato da chi, i parlamentari, dovevano portare quel principio nelle sedi istituzionali.
Sono questi gli elementi che caratterizzano la distanza tra la civiltà e le barbarie: ritenere carta straccia le norme fondamentali che regolano i rapporti tra i cittadini e ritagliarsene di proprie che, a ogni buon conto, possono essere cambiate o negate in relazione alle necessità del momento.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc