Lo scorso anno la Commissione europea ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per il trattamento dei magistrati onorari, riscontrando che la legislazione italiana è in contrasto con principi fondamentali del diritto dell’Unione.
A giudicare, però, dalla dalla normativa voluta dal ministero della Giustizia e introdotta con la legge di bilancio del 2022, si direbbe che la risposta del Governo sia direttamente ispirata al celebre sonetto di Gioacchino Belli…
Le ultime circolari emesse dal ministero della Giustizia in materia di magistratura onoraria rivelano la convinzione – vera o solo di facciata – che il vergognoso emendamento introdotto nella legge di bilancio all’insaputa di tutti, non preceduto da un confronto con le parti interessate e con il Parlamento, e veicolato con la fiducia, sia sufficiente a fermare la procedura d’ infrazione azionata dall’Europa contro l’Italia per sanzionare le disposizioni sul trattamento dei magistrati onorari, non conformi alla normativa eurounitaria.
La convinzione dei ministeriali, come sempre, è errata.
L’emendamento in questione, infatti, contiene disposizioni anch’esse contrarie al diritto sovranazionale e incostituzionali, quali la previsione della rinuncia a tutti i diritti pregressi (rectius, decadenza) anche quelli indisponibili, a seguito della mera domanda di partecipazione alla procedura di conferma nell’incarico; e impone procedure selettive illogiche e anacronistiche prevedendo la parcellizzazione delle verifiche attraverso la ripartizione di meno di 5000 concorrenti in tre anni, in un tempo in cui lo stesso ministero ha organizzato maxi concorsi con oltre 80.000 partecipanti.
L’errore ministeriale discende, ancora una volta, dalla voluta e pervicace ignoranza dei principi chiaramente affermati nelle note sentenza “UX” e “PG”,pronunciate della Corte di Giustizia dell’Unione Europea rispettivamente nel 2020 e nel 2022.
Quali principi?
Semplice: i magistrati onorari che prestino la loro opera con modalità non occasionali sono giudici europei e lavoratori dipendenti a tempo determinato.
Semplice: in quanto giudici e lavoratori, il trattamento economico, previdenziale e assistenziale dei magistrati onorari deve essere rapportato a quello dei magistrati di ruolo.
Ma il ministero, come il Fonzie di “Happy days” che non riusciva a chiedere scusa, non riesce ad ammettere che si tratta di lavoratori ed è costretto a negare i fatti, a ipervalorizzare l’aggettivo “onorario”, ormai ampiamente superato dalla realtà, e a ignorare l’elementare regola giuslavoristica che prevede la prevalenza della situazione di fatto sul “nomen iuris” assegnato al rapporto.
Costretto dalla procedura d’ infrazione in atto, il ministero – approfittando della circostanza che la maggior parte di questi professionisti si sostiene economicamente con tale lavoro – impone loro di prestarsi al risibile gioco della “procedura di valutazione” prevista dalla nuova normativa che ignora, o finge di ignorare, che i magistrati onorari sono sempre stati soggetti a valutazioni quadriennali e che tutti quelli attualmente in servizio sono stati già valutati e confermati fino al 31.05.2024.
Si dirà: “Beh, però poi vi “stabilizzeranno”.
E in cosa consisterebbe questa stabilizzazione, di grazia?
L’emendamento approvato non lo spiega, anzi omette di precisare persino se ci sarà una contrattualizzazione dell’impiego e a che titolo.
Al contrario, offre con certezza l’assenza di tutele e la proroga del cottimo sino al termine delle procedure.
Infatti, seguitando con il consueto malcostume di non scrivere in maniera adeguata e chiara le leggi, per poi mettere toppe più o meno intonate (per lo più con disposizioni di rango inferiore, da smentire a proprio piacimento, ove non più convenienti) sono state portate all’attenzione degli Uffici e degli interessati due circolari a firma di dirigenti apicali del ministero. La prima ha in sostanza ribadito che si continuerà con il pagamento a cottimo, la seconda che il cottimo resterà invariato per anni, perché – secondo l’ estensore – non vi sarebbe nessuna possibilità, motivo o reale esigenza di adeguare il cottimo medesimo, neanche semplicemente a titolo ISTAT.
Nel contempo si apprende che gli stipendi dei magistrati professionali sono stati adeguati, solo per gli ultimi anni, del 4,8%, trovandoci dinanzi al caso curioso dell’inflazione che c’è o non c’è a seconda di chi chiede di applicarla.
L’Europa? Desaparecida.
Ormai i magistrati onorari hanno smesso di sperare in una resipiscenza di coloro che gestiscono la loro indecente situazione e di ricercare un qualche tipo di accordo, perché si ragiona su piani diversi.
Siamo in una situazione di stallo.
Non è accettabile vedersi sottrarre, con un atto di becera prepotenza legislativa, i diritti faticosamente acquisiti in anni di lavoro e di sfruttamento, mentre sarebbe stato giusto e bastevole prevedere una buonuscita “europea”, commisurata alle retribuzioni e contribuzioni non corrisposte, e parametrata non già ai compensi del personale amministrativo, ma a quelli dei magistrati di ruolo alla prima valutazione di professionalità, in linea con quanto statuito da numerosi giudici del lavoro.
Se ne andrebbero tutti, su questo non c’è dubbio.
Epperò, chi resterebbe in tribunale?
Certo, nelle menti ministeriali potrebbe farsi strada la luminosa idea di lasciare che questi sedicenti magistrati, indispensabili per il funzionamento degli uffici del giudice di pace, dei tribunali e delle procure, continuino ad amministrare la Giustizia, come hanno sempre fatto, adeguando il loro trattamento economico e previdenziale al buon senso e alle richieste dell’ UE.
E invece no, per loro è preferibile continuare a sfruttarli fino al midollo.
Insomma, per semplificare, questi funzionari dichiarano con sfrontatezza che le richieste della UE le tengono in non cale, che seguiteranno a trattare i magistrati onorari come hanno fatto finora, senza soldi, senza diritti -sfruttando ampiamente il loro lavoro- ma trattandoli da questuanti, fastidiosi ma facilmente eliminabili, semplicemente ricordando, come genialmente scrisse il Belli ne “Li Soprani der Monno vecchio” , che “io so’ io e voi…” …ah , la conoscete ? Quella.
Avv. Patrizia Tilli
Direttivo AssoGOT