Sono due gli elementi fondamentali di questa manovra economica, approvata dal Senato e in discussione alla Camera dei deputati: il reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni (spese correnti) e a fronte aumenteranno le imposte.
Tempi bui ci attendono.
Vediamo.
Il governo legastellato è arrivato a ridosso degli ultimi giorni dell’anno per approvare il bilancio 2019. Colpa della Commissione europea, dichiara il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Non è così’, ovviamente, perché se l’accordo fosse stato fatto qualche mese fa sul 2% di deficit, come poi è avvenuto, il bilancio sarebbe già legge dello Stato; invece, i due vicepremier, Salvini e Di Maio, si sono attestati sul “me ne frego” e “non arretreremo di un millimetro”, per confermare il 2,4%, perché altrimenti non si sarebbero mantenute le promesse, dicevano. Ora dicono che le promesse saranno mantenute anche con il 2% di deficit.
Purtroppo, ci stiamo abituando alle bufale (a Roma si chiamano “fregnacce”) dei due vice premier legastellati.
Il governo, per evitare di aumentare Iva e accise nel 2019, ha accresciuto il deficit pubblico, cioè nostro, di 12,5 miliardi ed ha rinviato l’aumento di IVA e accise al 2020, per un valore di 23 miliardi, e al 2021 per 28 miliardi.
Un carico d’imposte per 51 miliardi! I consumatori ringrazieranno.
Il presidente Conte dichiara, inoltre, che la manovra economica è espansiva. L’ottimismo della volontà è apprezzabile, ma c’è la ragione che valuta i numeri, non i “numeretti” dimaiani, e questi dicono che, con gli aumenti di imposte, l’ottimismo si trasforma in bufala.
L’importante è che il popolo ci creda.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc