Il progetto Mesm@rt è stato presentato qualche giorno fa allo Smart City Expo World Congress di Barcellona come prototipo nella sperimentazione di soluzioni intelligenti nell’ambito dei servizi pubblici e l’autorità di gestione del PON Metro.
All’interno di tale progetto l’I Hub (South Italy Innovation Hub – SI2H) rappresenterà il primo Parco Scientifico del Sud Italia, caratterizzato da un alto grado di innovazione tecnologica per la sperimentazione e l’applicazione di soluzioni intelligenti per la gestione dei servizi urbani delle pubbliche amministrazioni.
Un risultato eccezionale che premia la competenza e il lavoro dell’Assessore Carlotta Previti e del Prof. Massimo Villari oltre, ovviamente a quelle del Rettore Cuzzocrea e del Sindaco De Luca.
Chi, insieme a centinaia di Messinesi nel 2013, ha immaginato e proposto una Città che potesse diventare, proprio attraverso la collaborazione di Università, Comune e CNR, il più grande laboratorio outdoor dell’innovazione del Mondo attraverso al costruzione del ME-Lab non può che gioire e plaudire davanti a tali importanti risultati.
Mi auguro quindi che l’iniziativa del Mesm@rt non resti solo un progetto innovativo di cui, giustamente, vantarsi ma si tramuti nel progetto principale per la Città divenendo esso stesso la visione strategica mancante.
Il Mesm@rt, infatti, ha le caratteristiche per divenire il modello di sviluppo economico, sociale e culturale della nostra città, un modello capace di tramutarsi anche in marketing territoriale con l’ambizione di divenire brand.
Concordo con le parole del Sindaco, rimarcate durante il convegno degli Architetti di Sabato 23 Novembre, circa la necessità impellente di migliorare i servizi essenziali e risolvere alcune “emergenze storiche” (un ossimoro tutto messinese).
E’ sicuramente un punto di partenza fondamentale tuttavia è indispensabile ragionare contemporaneamente alla costruzione di una visione mentre si lavora all’ordinario.
I dati recenti relativi al primato nazionale per percentuale di disoccupazione e quello relativo agli indicatori della qualità della vita, che ci vedono ancora in coda, rendono improcrastinabile un cambio di approccio.
Questioni fondamentali come il Risanamento, il nuovo PRG, la Via Don Blasco, la Via del Mare, il PIAU, il Porto di Tremestieri, il PUDM, la Cittadella Fieristica e quella della Cultura, il Polo Museale, il recupero del waterfront, la trasformazione della tranvia, e la creazione del “brand Messina” (solo per citare le più importanti) vanno, quindi e finalmente, “incorniciate” all’intero di una visione strategica unica e chiara.
Questa visione, a mio avviso, è data proprio dalla trasformazione del progetto Mesm@rt in un vero modello di sviluppo che partendo dall’innovazione guardi prioritariamente alle infrastrutture partendo ovviamente dalla costruzione del Ponte sullo Stretto.
Il raddoppio del Canale di Suez, nell’agosto 2015, ha aperto incredibili scenari di sviluppo poiché ha di fatto raddoppiato anche i traffici delle merci che transitano nel Mediterraneo.
Queste merci, oggi, attraverso il canale di Suez passando da Gibilterra arrivano in Europa attraverso il Porto di Rotterdam compiendo una traversata lunghissima che allunga i tempi di consegna delle merci oltre che il costo del trasporto delle stesse.
Per chi non lo sapesse oggi Rotterdam è il più grande e ricco porto d’Europa mentre lo Stretto di Messina e il Canale di Suez rappresentano le due più alte unità tecnologiche del Mediterraneo.
Non serve, quindi, un “tecnico” per comprendere come il Meridione tornerebbe ad essere baricentro del Mediterraneo se le merci dal Canale di Suez approdassero nel Porto di Augusta e da lì, attraverso l’alta capacità (l’alta velocità per i container) ed il Ponte sullo Stretto intercettassero l’alta capacità già in esercizio a partire da Napoli per distribuire le merci a nord di Napoli fino in Europa.
Non avviare, dunque, questo tipo di “infrastrutturazione” capace di garantire al Meridione l’opportunità di risorgere, tramutandolo da palla al piede del Paese in motore propulsore, può trovare una spiegazione solo nella solita logica che dall’Unità d’Italia vede il Meridione come agnello sacrificale, come luogo del sottosviluppo pianificato.
In questa visione, e non certo in quella folle e spesso rappresentata che vede il Ponte sullo Stretto come opera finalizzata a far risparmiare alcuni minuti di traghettamento, Messina diviene l’anello di congiunzione di un sistema infrastrutturale complesso che le garantirebbe enormi vantaggi economici ben superiori all’indotto, comunque rilevante, dovuto all’incremento turistico ed all’opera di marketing che il Ponte garantirebbe.
Per tale ragione è necessario comprendere che oggi non sono in gioco banalmente il futuro di Messina o la costruzione del Ponte sullo Stretto ma semmai sul piatto c’è il riposizionamento del Meridione che potrà tornare ad essere centrale per le sorti del Paese attraverso un’azione di perequazione infrastrutturale che la nostra Costituzione impone.
Per concludere sarebbe, quindi, auspicabile che finalmente si apra, con Sindaco e Giunta, un confronto costruttivo su tali questioni evitando polemiche sterili che troppo spesso hanno caratterizzato il dibattito cittadino.
Arch. Alessandro Tinaglia