Il sindaco di Messina in carica (Accorinti), non sembra neppure che sia in competizione: gli avversari a insultarsi tra di loro mentre lui naviga beato, o quasi.
E ancora: il centrodestra spaccato, perciò debole. La sinistra che vota Antonio Saitta che gioca sorniona tra una sparata e l’altra. Guardiamo oltre: una schiera di candidati per le Amministrative condannati, tanti altri indagati. La candidata Emilia Barrile che tanti vorrebbero in lista ma che nessuno prende in testa ai sondaggi del popolo, ma con il rischio di finire in panchina per lungo tempo. Dino Bramanti aspirante alla carica più importante di Palazzo Zanca in ascesa ma non immune da critiche e contestazioni al punto da costringerlo di presentare in Procura querela contro chi lo attacca pesantemente sul suo operato. E così in una nota spiega: “Si è scatenata tra i miei competitor alla carica di sindaco, una gara di attacchi a Bramanti e questo mi fa ritenere che sono il candidato da abbattere con quei sistemi che ancora a Messina esistono: la maldicenza, la cultura del sospetto. Più cresce il consenso dei messinesi verso di me più si alza il tiro contro un presidio sanitario che ha garantito e garantirà assistenza a pazienti di tutta Italia e posti di lavoro. Evidentemente per qualcuno applicare la legge Madia sulle stabilizzazioni è reato. Dare lavoro in trasparenza e non lasciare i precari attaccati al bisogno è reato. Io mi sono autosospeso ormai da settimane eppure c’è chi continua a dire che l’Irccs è parte in causa nell’agone elettorale, restando invece e stranamente silente su ben altre presenze ingombranti di istituzioni, come l’Università che da ben 3 competizioni elettorali ha trasformato la sede del sapere in sede del potere. Faccio paura probabilmente perché c’è chi paventa che i traguardi che sono riuscito a conseguire con umiltà e tenacia per la sanità potrei raggiungerli per la mia città. Faccio paura perché la mia vita professionale è la prova che si può restare a Messina e creare posti di lavoro, creare sviluppo ed eccellenze. Ebbene, questo fuoco incrociato contro di me mi ha convinto che sono sulla strada giusta e ho toccato tasti dolenti, quelli di chi non vuole cambiare niente. Non ho nulla da temere ma non voglio che l’Irccs a causa mia sia esposto a quotidiani attacchi strumentali, a veleni che s’insinuano appositamente per beceri secondi fini. E’ una vile campagna contro un’istituzione che non merita di diventare strumento di giochi di potere di bassa lega, non farò oltre da bersaglio vivente”. Ecco perché Messina sta vivendo una delle campagne elettorali più pazze e incerte della storia. Al momento, nulla è sicuro e le sorprese sono ancora possibili. Tic tac, tic tac…