In questa campagna elettorale per il voto del 10 giugno, dove i messinesi decideranno da chi essere guidati, soffia un vento di protesta i cui effetti diventano sempre più evidenti, invece che affievolirsi, col passare delle ore. A tutto discapito degli ultimi.
Intanto perché l’ombra dei 5 Stelle, trionfatori due mesi fa nelle Politiche, fa paura a centrodestra e centrosinistra. Un vento che punta dritto contro altri due obiettivi, non meno importanti: lo stile della campagna elettorale e l’oggetto della campagna elettorale. Non a caso, tutti a scoprirsi paladini degli ultimi. Dico sul serio, non ridete. Tutti pronti a dar voce a chi non ha voce: dalle liste che sostengono il candidato Dino Bramanti a quelle che si dichiarano pro Antonio Saitta. E poi con le lotte in favore degli ultimi ci sono il sindaco uscente Renato Accorinti, il bastian contrario on. Cateno De Luca, la rivoluzionaria lealista Emilia Barrile, il grillino Gaetano Sciacca, fino al missino Pippo Trischitta. Amici invisibili, a leggere i commenti questa volta siete sul carro dei vincitori. A parole, però. Dello stile buddace, beh, sappiamo tutto. Urla e colpi bassi. Accuse più o meno falsificate e promesse più o meno fasulle (a meno di presupporre la volontà di mantenerle, quindi in quel caso tragiche). Minacce di querele. Tutti contro Uno e Uno contro tutti. E degli ultimi? Chissenefrega.
Queste prime settimane di campagna hanno riservato ai cittadini risse da cortile più numerose dei dibattiti, risposte assai meno numerose delle risposte. Un modo come un altro, sembra che mandino a dire gli elettori col loro voto scompiglia previsioni, per prenderci in giro.
Se non è così, dobbiamo presumere che a Messina gli ultimi, i precari, le fasce deboli, siano oltre che in forte disagio anche degli idioti.
Porca miseria, svegliatevi!
La rissa come sistema serve ai politici per cancellare dai radar di queste amministrative i molti problemi che ci sono e dai quali non si può scappare.
“Chi mai pensa che un senza dimora sia una persona da cui imparare? Chi pensa che possa essere un santo?”
Se lo è chiesto il Papa, qualche tempo fa, ma non i nostri candidati a primo cittadino, altrimenti avrebbero fatto parlare i progetti piuttosto che gli slogan da bar. Eh sì, parafrasando Papa Francesco quanto vorrei che Messina, la mia città saccheggiata e derisa, potesse brillare di “pietas” per i sofferenti, di accoglienza per chi fugge da guerra e morte, di disponibilità, di sorriso e di magnanimità per chi ha perduto la speranza. Quanto vorrei che la nostra classe politica fosse sempre più attenta e premurosa verso i deboli.
E invece, diciamolo con vergogna, si sta come d’autunno sugli alberi le foglie. Pensate che allegria per gli amati ultimi.