Così i colpevoli non potranno usufruire della prescrizione e saranno condannati. E’ il pensiero giuridico (si fa per dire) del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che ricorda quello sociale (si fa per dire) del suo capo politico, Luigi Di Maio, sull’abolizione della povertà per decreto.
Vediamo.
Il 75% dei reati va in prescrizione entro la sentenza di primo grado.
Rimane il 25% di reati sui quali, secondo la legge Bonafede, non si eserciterebbe la prescrizione, vale a dire che il processo potrebbe durare una vita.
Al che sorge spontanea la domanda: i tempi processuali fissati sono così brevi che non si riesce a condannare definitivamente i colpevoli?
E’ proprio così?
No, perché per i reati gravi e di allarme sociale, i tempi della prescrizione sono così lunghi che è praticamente impossibile non emettere sentenza definitiva. Si va dai 60 anni per sequestro di persona a scopo estorsivo fino ai 25 anni per rapina.
Facciamo un esempio, quello della prescrizione, dopo 25 anni, per rapina. Il processo di primo grado dura 3 anni, dopodiché, il magistrato ha altri 22 anni per giudicare ed emettere la sentenza.
Totale durata del processo: 25 anni. Bastano? No, per il ministro Bonafede, e per il M5S e la Lega che hanno approvato la legge che definiamo “fine processo mai”. E la ragionevole durata del processo, prevista dall’articolo 111 della nostra Costituzione? Non interessa. Eppure, siamo il Paese che ha ricevuto il maggior numero di condanne dall’Europa, proprio per l’irragionevole durata dei processi.
Nel frattempo del “fine processo mai”, l’imputato rimane in attesa di giudizio.
E’ giustizia, questa? No, non lo è.
Nonostante quello che dichiara il ministro della Giustizia.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc