Il mare sporco della corruzione che tocca tutte le spiagge, la mafia che si alleava con le toghe, non insensibili né alle tangenti, né agli orologi di marca, Messina porto delle nebbie, quasi come nella pellicola cinematografica. Biagi sarà sottile e perverso nella sua esposizione, anzi nella sua lettura degli intrecci messinesi:
“Sembra di vedere qualche vecchio film di Hollywood, con i gangster protetti dai politici e in buoni rapporti con i poliziotti. Poi, per fortuna, in America, c’è un piccolo e sconosciuto ragioniere che esaminando i libri contabili di Al Capone riesce a mandarlo in galera: non come capo di una banda di assassini, ma come evasore del fisco”.