Misery index Messina: la questione del valore legale di una comunità

Messina – Non passa giorno che uno “statista da bar” non si prenoti per un giro nella giostra istituzionale. Ancora una volta, tanti nomi ma pochi quelli giusti, magari lo sono pure, chissà. Siccome il destino è beffardo il confronto comunque di molti di questi Cv con le pagine dei quotidiani è sconvolgente, irritante. Una mossa di pura propaganda che offende l’intelligenza dei cittadini mentre continua la trattativa sulla meritocrazia e la trasparenza del mercato del lavoro.

C’è chi sostiene (e noi siamo tra questi) che si dovrebbe dare una occhiata ai cambio di residenza, all’iscrizione nelle liste elettorali, ai certificati anagrafici o al rinnovo dei documenti di identità per la partecipazione ai bandi pubblici: i dubbi riguardano la scarsa informazione su certe scelte. A conti fatti, il contagio del disagio serve allo Stato. Nessuno vuole ammettere che i territorio considerati a rischio, fragili, emarginati per la nostra “buona politica” si sono trasformati, nel corso degli ultimi anni, in un serbatoio di consensi blindati.

Prendiamo per esempio Messinaservizi Bene Comune S.p.A. la Società “in house providing” a socio unico Comune di Messina che gestisce il ciclo integrato dei rifiuti, la pulizia delle strade, delle spiagge, la raccolta porta a porta e altri servizi essenziali per l’ambiente, l’igiene e il decoro della città quali, la rimozione delle discariche abusive, la pulizia dei mercati, la scerbatura e la gestione dei centri di raccolta. L’amore sbocciato con la sindacatura di Cateno De Luca e oggi, di Federico Basile, è da premio fedeltà. Credeteci sulla parola: vi sfidiamo a trovare dei dipendenti più fedeli di loro.  Al punto che – passateci il termine, la laboriosa Messinaservizi Bene Comune S.p.A. sembra il core business di chi amministra Palazzo Zanca e non solo: ne determina il compito fondamentale, preposto ai fini di creare un “fatturato” e un conseguente “guadagno”.

Epperò, nessuno che si sogni di criticare il cosiddetto “pane & munnizza“, della gloriosa macchina da guerra di Cateno De Luca. Nessuno che perda tempo ad analizzare e valutare ciò che è sotto gli occhi di tutti. Dove è finita la voglia di cambiare registro delle nuove generazioni? Lo slancio vitale che fa emergere la qualità delle persone? Potremmo citare mille altri casi di quei giovani dotati di qualità, che tuttavia si vedono chiuse le porte perché soltanto la mediocrità viene raccomandata, fino a occupare tutti i posti liberi. Ciononostante, molti di loro, continuano a sostenere il sistema di cui sono vittime. Così facendo, però, alla fine “perdono” tutti, come succede spesso nella vita. Si dovrebbe avere più rispetto di coloro che soffrono per colpa della cattiva gestione della “casa pubblica”.

Per le strade di Messina c’è fame e disperazione: siamo arrivati al punto, come raccontano le cronache, che i “banditi” sono ritornati alla carica, con assalti ai locali. Quello che è più grave è che non saranno le uniche attività – purtroppo – a essere prese di mira, vista la depressione economica anche per la malavita. Anche nella criminalità c’è la serie A, B, C, D: i ricchi boss gestiscono droga, cemento, costruzioni e supermercati, gli altri si devono aiutare con le rapine e i furti negli appartamenti, mentre lo spettro del crack incombe sul commercio (onesto e legale).

Secondo alcuni, è inevitabile che chi vive in mezzo al male ne rimanga contagiato. Sarà inevitabile, ma è certamente ingiusto. Com’è facile a questo punto cadere nella demagogia: la nave affonda e i cattivi suonano l’orchestra, siamo sull’orlo del disastro e gli incoscienti battono la grancassa del frivolo. No, non è così: votando per persone preparate e valide si può risalire la china. Affidando strutture e cose e seri professionisti si può ripartire e programmare scalate, anche sportive.

Sembra facile. Non lo è. Il vero coraggio ci sembra sia ammetterlo, e farci i conti: la gestione politico – amministrativa di Cateno De Luca è basata su grandi annunci e risultati scarsi. Governa il territorio come uno zar e contradditorio, ambiguo come un principotto machiavellico.