Fifa e Cio devono smettere di ignorare i diritti umani: la stampa internazionale si solleva. Anche in Italia la Fnsi richiama l’attenzione sul tema…
Avete mai conosciuto qualcuno che parli bene di loro, senza prendere denaro da loro? E’ la tesi molto convincente che gira in questi giorni su molta stampa internazionale a proposito della candidatura dell’Arabia Saudita per ospitare i Mondiali di calcio 2034. Una candidatura unica.
Amnesty International da tempo insiste su questo punto: “Secondo linee guida pubblicate dalla Fifa, qualsiasi stato candidato ad ospitare i mondiali di calcio, deve impegnarsi a “rispettare i diritti umani come internazionalmente riconosciuti”. Se la Fifa applicasse pienamente la sua policy, le candidature considerate ad “alto rischio” verrebbero teoricamente rifiutate, o verrebbero concordati piani correttivi”.
“La Fifa potrebbe aver segnato un autogol. La Federazione deve ora chiarire come si aspetta che gli ospitanti rispettino le sue politiche sui diritti umani. Deve essere pronta a interrompere qualsiasi processo, in vista della decisione definitiva, qualora si dovessero palesare gravi rischi per il rispetto dei diritti umani. Gli impegni sui diritti umani devono essere concordati con i candidati, prima che vengano prese decisioni finali sull’organizzazione dei tornei”, ha dichiarato Steve Cockburn, responsabile della giustizia economica e sociale di Amnesty International.
Anche in Italia le reazioni non sono mancate. “I Mondiali di calcio in Arabia Saudita saranno la vittoria dello sportwashing”: il presidente della FNSI, Vittorio Di Trapani, ha messo in guardia l’opinione pubblica dal considerare il calcio una parte separata della società. “Noi giornalisti abbiamo il dovere di contribuire alla crescita di quella cultura che serve a trasformare lo sport e riportarlo alle sue origini, fondate sulla passione e non soltanto sull’elemento commerciale”.
In occasione della presentazione del libro “Calcio, invenzione infinita” di Sandro Picchi e Marco Viani, svoltasi il 2 novembre Di Trapani poi ha aggiunto: “Vorrei dire che la scelta è fuori luogo, ma mi viene da dire indecente. È la vittoria dello sportwashing, che si è celebrata ieri con quelle parole del presidente della Fifa Infantino. Io trovo indecente che si possa annunciare serenamente la grande novità che noi andremo a celebrare un grande momento di sport lì, senza aver chiesto in cambio nulla sul tema dei diritti umani. Se scorrete i nomi dei giornalisti per i quali non c’è verità e che non hanno avuto giustizia, c’è quello di Jamal Khashoggi, un giornalista che è stato fatto a pezzi e sciolto nell’acido dentro un consolato dell’Arabia Saudita in Turchia”.
Il presidente della Fnsi ha ribadito le sue idee intervistato dal Giornale Radio Sociale.
L’Uisp condivide questa impostazione da sempre e che chiede alle istituzioni internazionali del calcio e dello sport, Fifa e Cio, di democratizzarsi e di cominciare a considerare il tema dei diritti umani e delle libertà come una variabile determinante per l’assegnazione degli appuntamenti sportivi globali. Non a parole, nei fatti.
In questi giorni molte testate e organizzazioni editoriali internazionali non hanno lasciato cadere il tema e lo hanno rilanciato: “Il 31 ottobre, l’Arabia Saudita è diventata “l’unico offerente ” per ospitare la Coppa del Mondo del 2034, quando l’Australia, l’unico paese con una potenziale candidatura, si è ritirata – scrive Fobes in questo articolo – La FIFA certificherà comunque l’assegnazione della Coppa del Mondo durante la riunione del prossimo anno, ma non ci sono dubbi sul risultato con un solo candidato“.
“L’Arabia Saudita vieta sindacati, scioperi e proteste. La situazione dei diritti umani in Arabia Saudita comprende l’incarcerazione di decine di attivisti e dissidenti per le loro critiche pacifiche, la repressione della società civile, nonché l’oppressione dei diritti delle donne sotto il suo sistema di tutela maschile, e l’uccisione di centinaia di migranti al confine tra Arabia Saudita e Yemen. Ciò potrebbe equivalere a crimini contro l’umanità“.
“Molti dei coraggiosi difensori dei diritti umani del Paese sono in prigione o in esilio – conclude Fobes – indisponibili a contribuire a soddisfare questo requisito, rendendo chiaro che la FIFA non ha mai avuto intenzione di rispettare i suoi impegni”.
Tutti quelli che si tormentano per lo sportwashing è meglio che lascino perdere: è questa la tesi di DeadSpin che in questo articolo parla della tecnica del “lavaggio attraverso lo sport”, utilizzato senza alcuno scrupolo. E nell’indifferenza delle istituzioni sportive internazionali.
“Considerando che la FIFA non ha scrupoli morali riguardo alle violazioni dei diritti umani, la decisione è essenzialmente una formalità, ma le persone non sono così stupide da credere che le organizzazioni sportive o i paesi siano in crescita grazie a una cerimonia di apertura impeccabile. Se non altro, gli stratagemmi delle pubbliche relazioni sono controproducenti”.
“I sauditi non stanno migliorando la loro reputazione, ma piuttosto trascinano il resto del mondo al loro livello. L’unico sottoprodotto è un’ondata astronomica di cinismo. Quando al Qatar è stata assegnata la Coppa del Mondo 2022, è stata accolta con un’indignazione travolgente e accuse di corruzione”.
“L’aspetto deprimente è che l’onere e il costo della preparazione agli eventi sportivi globali ricada sulle popolazioni meno servite o sulla manodopera esternalizzata, con un compenso molto basso. Che diventano parte della narrazione per tutta la durata delle partite, ma vengono dimenticati dopo la consegna del trofeo, se non prima. È terribile e ha l’effetto opposto del lavaggio sportivo.
I.M.