di ANDREA FILLORAMO
L’arcivescovo di Milano Mario Delpini in Duomo per l’apertura dell’anno pastorale, ha cercato di chiudere le polemiche seguite al suo saluto rivolto la scorsa settimana al neo cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como e dice: “Volendo essere un po’ spiritoso nel salutare un caro amico, non sono stato capito nelle mie reali intenzioni. Sono anzitutto contento per la nomina di Oscar; ho molta stima di lui, vorrei dire che io non desidero diventare cardinale, non mi sentirei proprio a mio agio.
La Chiesa di Milano, però, non deve sentirsi diminuita nel suo prestigio e nella sua bellezza se il vescovo, o almeno questo vescovo, non è cardinale. Sono del tutto d’accordo con il Papa che non procede per inerzia nella scelta dei cardinali, ma prende decisioni con criteri che lui ritiene opportuni”.
Non sappiamo se dobbiamo salvare la buona fede dell’arcivescovo, ma non possiamo esimerci dal fare qualche considerazione, che nasce magari dai preconcetti che si possono avere sull’ipocrisia dei preti e dei vescovi.
Tali pregiudizi non sono più tali, però, se quanto Mons. Delpini ha ribadito nella sua esternazione sopra riportata, non corregge affatto sostanzialmente e non integra quella precedente, quando ha commentato la scelta di Papa Francesco di non assegnargli la porpora cardinalizia in occasione del Concistoro del 27 agosto. Ricordiamo che molti sono rimasti sorpresi dal tono, per certi versi irriverente nei confronti di Bergoglio, usato da Delpini nel manifestare la sorpresa per una decisione che è subito apparsa uno schiaffo alla Chiesa ambrosiana.
Diciamo, innanzitutto che, a mio parere, l’arcivescovo può non essere credibile quando afferma di non essere pienamente a suo agio se fosse fatto cardinale. La domanda è lecita: “ l’arcivescovo dice la verità?”
Non sappiamo, poi, cosa voglia dire Delpini con l’espressione: “volendo essere un po’ spiritoso” se riferito a quanto egli ha detto nella solennità di un rito religioso, che è un avvenimento per sua stessa natura estremamente serio, in cui egli avrebbe dovuto rivelare ponderatezza, attenta considerazione, pacata gravità, atteggiamenti questi opposti o lontani da qualunque scherzo, ilarità e spiritosaggine.
Essere spiritosi ” – è bene dirlo – secondo un intendimento comune, significa dare la battuta giusta nel momento giusto e non tutti hanno hanno la capacità di produrre battute spiritose o un po’ spiritose. La persona spiritosa, infatti possiede sicuramente delle doti che le permettono di associare persone e situazioni in modo insolito.
A volte però vuoi per timidezza, per paura, per esigenze varie, per prudenza e anche per non essere fraintentese, le persone anche nel dare battute, in determinate circostanze devono frenare i loro pensieri, così come le loro parole.
Non è possibile neppure tacere sulla reiterata ironia usata da Mons. Delpini quando dice: “ la Chiesa di Milano con il suo arcivescovo, non può sentirsi diminuita nel suo prestigio e nella sua bellezza”, e – non si sa se per convinzione o per difendersi da un’eventuale accusa di contestare il Pontefice – egli aggiunge: “ il Papa non procede per inerzia nella scelta dei cardinali, ma prende decisioni con criteri che lui ritiene opportuni”. Da evidenziare che per inerzia, significa per forza d’abitudine, per mancanza di volontà a cambiare l’andamento delle cose.
Sentirsi non capiti, infine, come afferma l’arcivescovo è indubbiamente un dispiacere per tutti! Ognuno di noi a volte o spesso non è capito dagli altri e non si sente capito e riconosciuto per ciò che ma un arcivescovo, nell’esercizio del suo ufficio, è obbligato a farsi capire.
Tutti vorremmo essere capiti, sempre, perfettamente, e da tutti, senza interpretazioni cattive o sbagliate, senza distrazioni o equivoci, e non accettiamo facilmente che gli altri possano non capirci o giudicarci, a volte anche fraintendendo completamente ciò che pensiamo, siamo, intendiamo.