Dopo la pubblicazione della Carta dei siti idonei per il deposito nazionale delle scorie nucleari (Cnapi), è riesplosa una sindrome che sembrava estinta, la NIMBY (“Not In My Back Yard, "Non nel mio giardino"). Tutti gli amministratori dei territori individuati si dicono contrari e pronti alle barricate, anche con l’appoggio di forze politiche che nel 1987 erano contrari al referendum con cui l’Italia uscì dall’energia nucleare. A questa sindrome si affianca anche quella dei furbi, che dicono che parte delle scorie andrebbero messe in un sito europeo, ovviamente non italiano (anche se il problema è solo italiano)… così come si fa con i rifiuti che, in assenza di politiche per lo smaltimento si spediscono nei posti più disgraziati. Non ci stupiamo di questo dibattito. Eppure la questione è semplice e auspichiamo che la autorità agiscano di conseguenza. Premessa: tutti i siti dove depositare le scorie devono essere in zone geologicamente stabili individuati dalle autorità, considerando che l’Italia continentale è zona sismica e che ci stiamo muovendo verso i Balcani. I rifiuti sono di due tipi: scorie delle vecchie centrali dismesse dal 1987, pochi e non in crescita, da stoccare in un solo posto; scorie da ospedali e centri di ricerche con produzione continua, da stoccare in diversi luoghi vicini a dove vengono prodotti e più facili da controllare. Importante è evitare il trasporto il più possibile. Il resto ci sembrano chiacchiere e ricerca di visibilità politica saltando sul problema del momento. Vincenzo Donvito, presidente Aduc