Nuova Unione Europea. Auto elettriche: evitare che siano la tomba del Green Deal

Entro il 2035 l’Unione Europea ha deciso che saranno messi al bando i motori termici. Al momento, acquistare un’auto elettrica costa uno stonfo di soldi e, in prospettiva, non si prevede diminuzione: la maggior parte dei veicoli sul mercato a prezzi accessibili è cinese e, l’Unione sta per decidere, al fine di preservare le produzioni comunitarie, di aumentare i dazi per le importazioni. Se dovessimo seguire il modello Usa, è possibile che i dazi siano del 100%.

In Italia, ma non solo, per facilitare l’acquisto di questi veicoli sono previsti incentivi e sembra  che così sarà anche nei prossimi anni. Siccome le auto cinesi nonostante i dazi costeranno sempre meno di quelle europee, gli acquirenti si indirizzeranno verso questi modelli. Lo Stato italiano di fatto pagherà il dazio per conto degli automobilisti. L’Italia, quindi – euro più, euro meno – pagherà all’Ue i dazi che la stessa Unione introduce. Unione che avrà più soldi grazie ai dazi pagati dai cinesi, ma impoverirà gli stati nazionali (e anche se stessa) che daranno incentivi per questi acquisti.

 

Transazioni e operazioni che sembra abbiano anche altri effetti negativi:

– il giro di soldi tra acquirente/concessionario/produttore, oltre al valore specifico avrà costi in più, ovviamente pagati dal consumatore;

– i rapporti Ue/Cina grazie a dazi del genere, avranno ripercussioni – dazi cinesi in crescita – sulle esportazioni dei prodotti Ue verso questo Paese.

 

Crediamo andrebbe ristudiata tutta la vicenda dei dazi, guardando più in là del proprio naso e delle ripicche presunte sovraniste europee.

 

Ma come se questo pasticcio per gli acquisti non bastasse, ce n’è anche un altro per la gestione dei veicoli elettrici sul mercato delle ricariche.

 

Un’indagine di Acea (1), organizzazione dei produttori auto europei, fa sapere che a fine 2023 c’erano poco più di 630mila punti di ricarica pubblici e 3 milioni di veicoli a trazione solo elettrica in circolazione. La Commissione europea, per ridurre del 55% le emissioni di Co2 e in prospettiva dello stop del 2035 ai motori termici, chiede che entro il 2030 i punti di ricarica siano 3,5 milioni. Acea sostiene che dovrebbero essere 8,8 milioni, facendo rilevare che tra 2017 e 2023, le vendite di auto elettriche sono aumentate di oltre 18 volte, mentre il numero di stazioni di ricarica pubbliche è cresciuto solo di sei volte.

 

Tra costi per l’acquisto e ricariche, l’incidenza dei veicoli elettrici per gli obiettivi del Green Deal ci sembra alquanto problematica.

 

Si vuole dare ragione a chi naviga contro la trasformazione ecologica? E’ bene che ci si ricordi che gli elettori alle scorse elezioni, pur avendo dato qualche consenso in più a chi straparla contro il Green Deal, hanno dato ampia fiducia alla maggioranza che ha messo in piedi questo processo ecologico, perché faccia le cose non in modo pasticciato e irraggiungibile.

1 – https://www.acea.auto/figure/around-one-out-of-every-eight-eu-public-chargers-is-a-fast-charger/

 

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc