"Mes? Preferisco chiedere i soldi ai risparmiatori". Così il segretario della Lega, Matteo Salvini. Il Mes è il Meccanismo europeo di stabilità che ha aperto, al nostro Paese, una linea di credito fino a 36 miliardi per le spese sanitarie, dirette e indirette, a tasso praticamente nullo. Quando si sente parlare di ricorrere ai risparmiatori si accende una luce rossa e la memoria va al prelievo forzoso operato notte tempo nel lontano, e vicino con il ricordo, 1992. Vogliamo allontanare questo brutto pensiero e ritenere che Salvini voglia ricorrere alla emissione di titoli pubblici offerti ai risparmiatori. Un debito pubblico, insomma, ovvero, un prestito che il risparmiatore fa allo Stato, che dovrà essere restituito con gli interessi. Chi paga gli interessi? I contribuenti con le loro tasse. Alla fine il cerino in mano resta ai soliti che lavorano, o ai pensionati, che pagano le tasse. Genialata, no? Eppure, Salvini come vicepremier nel governo Conte1, aveva approvato il Mes, così come lo aveva approvato Giorgia Meloni, quando faceva parte del governo Berlusconi nel 2011 e, a quei tempi, le condizionalità del Mes erano piuttosto severe: se ne accorsero i greci. Quando si smetterà di fare politica con gli slogan sarà sempre tardi. Primo Mastrantoni, segretario Aduc