Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Signor Presidente,
desidero porgerle a nome mio personale e dei magistrati onorari italiani le più vive congratulazioni per l’alto incarico conferitole.
L’auspicio della categoria che mi onoro di rappresentare è che la prossima consiliatura possa coincidere, sotto la sua guida, con una stagione di totale discontinuità rispetto alle posizioni assunte sui temi della giustizia nella precedente legislatura parlamentare.
Al riguardo, centrale appare il ruolo di impulso, iniziativa e vaglio critico che il Consiglio superiore è chiamato a esercitare, nello spirito di leale collaborazione con gli altri organi costituzionali.
In tale ottica, abbiamo apprezzato la presa di distanza da Lei formalizzata in relazione alla Sua precedente esperienza politica, maturata peraltro nel partito che più di altri ha contribuito, nel dibattito parlamentare, al sostenimento di tesi fortemente antitetiche al quadro di riferimento che la Costituzione e la legislazione europea e convenzionale disegnano in relazione alle prerogative della magistratura onoraria.
La nostra critica alle iniziative attuate dal Ministro Orlando sono note; esse si incentrano soprattutto su una gestione delle politiche legislative prona ai voleri e, talvolta, ai capricci di alcune lobbie giudiziarie e forensi, storicamente recalcitranti a riconoscere ai magistrati onorari quel ruolo ormai non più solo ancillare, ma centrale nel sistema giudiziario, loro consegnato dal diritto vivente.
Il 4 marzo il corpo elettorale ha tuttavia manifestato un chiaro e inequivocabile orientamento politico, connotato dalla generalizzata insofferenza verso una idea di gestione della cosa pubblica che individui le priorità in interessi settoriali non corrispondenti con quelli, diffusi, dell’intera comunità nazionale.
In una più democratica riallocazione delle pur limitate risorse finanziarie, gioca, d’altronde, un ruolo strategico quel rilancio della funzione giudiziaria al cui varo Mario Draghi ha attribuito il verosimile effetto macroeconomico di un aumento del PIL nell’ordine di un punto percentuale.
Non potrà sfuggirle che il presupposto di tale favorevole effetto passa per un aumento dei procedimenti definiti che, sicuramente, si realizzerebbe convertendo in tempo pieno il rapporto di servizio dei 5.300 magistrati onorari italiani, oggi sotto-utilizzati.
Su questo obiettivo, troppo alto e strategicamente centrale per essere sacrificato in riguardo a meno nobili motivi, attendiamo dal Csm aperture non di facciata e non minimaliste, ma forti ed esplicite, così da poter declinare soluzioni in linea col parere reso dal Consiglio di Stato in occasione dei decreti attuativi della legge delega Orlando.
Non si tratta di snaturare la qualificazione tradizionale del rapporto di servizio dei giudici e dei pubblici ministeri onorari, ma di rafforzarne le guarentigie e le possibilità di intervento nell’abbattimento dell’arretrato giudiziario, ben oltre l’asfittica prospettiva che consegna loro la sola possibilità di concorrere, con altre figure minori, nelle pur utili attività di mero supporto allestite nell’ufficio del processo.
Attendiamo una Sua cortese manifestazione di disponibilità a misurare la percorribilità di tali nuove soluzioni, ferme restando le imprescindibili competenze degli organi politici e legislativi, sicuramente attenti al dibattito che si svilupperà in Consiglio su questo rilevante tema strategico.
In attesa di un Suo cortese riscontro e di una occasione di fattivo confronto operativo, porgo a Lei e agli altri consiglieri superiori i più fervidi auguri di buon lavoro e la prego di volermi considerare a Sua disposizione perché possa essere attuato quel “cambiamento” e quella discontinuità che il paese e con esso i magistrati onorari attendono da troppo tempo.
Raimondo Orrù