Possiamo definirlo come il gioco delle tre carte, quello che si sta delineando con la legge di bilancio su pensioni e reddito di cittadinanza.
Nella proposta di legge di bilancio, i soldi formalmente ci sono, mancano le norme attuative, il che significa che occorrerà approvare un apposito disegno di legge o decreto legge, denominato “collegato”, per attuare i punti cardine delle proposte della Lega e del M5S.
Succede questo: la proposta di bilancio sarà approvata entro fine anno, poi si passerà a definire, il “collegato” in qualche mese, cioè a ridosso delle elezioni europee, ma dall’approvazione del “collegato” alla sua applicazione concreta di mesi ne passeranno altri, per arrivare in autunno, quindi, pensioni e reddito di cittadinanza potranno essere resi operativi negli ultimi mesi dell’anno, ma promessi fin da aprile-maggio prossimi per gli elettori legastellati.
Quale è il senso di questa furbata? Che i soldi per le pensioni, promessi dalla Lega e quelli per il reddito di cittadinanza, promessi dal M5S, saranno disponibili, se tutto va bene, negli ultimi mesi dell’anno, riducendo notevolmente il deficit, che non sarà al 2,4% ma inferiore. Di fatto, la manovra economica non violerà le disposizioni comunitarie sull’equilibrio dei conti.
Un gioco delle tre carte, insomma, per far contenti gli elettori della Lega e del M5S, in vista delle elezioni europee e, probabili, nazionali.
L’importante è che il popolo ci creda.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc