Non vogliamo apparire pessimisti, ma ancora non abbiamo capito se il vaccino risolverà tutti i nostri mali. Certo il vaccino va usato, ed è necessario. Ma è l’unico rimedio? Da quello che ho potuto capire, No, forse è più necessaria la cura preventiva a casa, senza aspettare che il virus arrivi a impadronirsi dei nostri anziani in “vigile attesa”. Non sarà meglio occuparsi della malattia all’inizio con la semplice terapia ultra sperimentata dal gruppo dei medici di Ippocrate.org?
Il giornale online Lanuovabussolaquotidiana, ha invitato a segnalare in redazione le storie di abbandono terapeutico. Sono arrivate una serie di segnalazioni che il giornale da mesi sta pubblicando, li potete leggere in “Il Dossier: Covid at home”.
La maggioranza dei pazienti Covid hanno tutti la stessa storia: sono rimasti a casa senza terapie con il solo paracetamolo prima di essere ricoverati in ospedale. Storie di abbandoni terapeutici da covid. Pazienti che con una terapia precoce non sarebbero stati ricoverati e non avrebbero rischiato la vita.
Sono storie di pazienti normali, che però non hanno ricevuto dai loro medici di base la necessaria assistenza per poter aggredire il covid fin da subito e hanno così ingrossato le fila dei ricoverati. «Spesso non sono stati nemmeno visitati. Raccontarle è un imperativo: per mostrare come il protocollo di cura licenziato dal ministero della Salute il 30 novembre scorso, che prevede in fase iniziale la sola vigile attesa a base di Tachipirina, sia insufficiente e vada cambiato al più presto. Troppo poco, e per certi versi anche sbagliato perché il paracetamolo non è un antinfiammatorio e rischia di far correre il virus ancora di più». (Andrea Zambrano, Noi, a casa senza cure. Storie di abbandono terapeutico, 2.3.21, lanuovabq.it)
Il Comitato Terapie domiciliari covid 19 nato dall’esperienza del gruppo di medici Ippocrate, ha avuto un incontro col viceministro alla salute Pierpaolo Sileri, sono seguite le relative promesse del viceministro pentastellato, ma ancora non si vede una revisione dell’attuale protocollo medico, insufficiente, emesso con circolare del 30 novembre dal ministero. Anche se qualcosa si muove nell’opinione pubblica, tra politici, tra i governatori. Ultimo il caso dell’Umbria, che sta seguendo i passi della Regione Piemonte, stanno cercando di spingere per un aggiornamento delle linee guida che al momento prevedono il dominio incontrastato della Tachipirina e della vigile attesa.
Oltre ai medici di Ippocrate, c’è anche il professore Giuseppe Remuzzi (Istituto Mario Negri) che ha deciso di passare all’azione e sta studiando un apposito protocollo costruito sulla base delle evidenze cliniche emerse nel corso di quest’anno. Intervistato da LaNuovabq, ha risposto: «Abbiamo avviato uno studio controllato approvato dal Comitato Etico dello Spallanzani e i risultati saranno disponibili a breve. A quel punto avremo tutti gli elementi (a rigor di scienza) per poter parlare di cure a casa». (Andrea Zambrano, «Sentivo i polmoni bruciare, ma il medico non mi visitava», 22/3/2021, lanuovabq.it/it)
Pertanto scrive Zambrano, «Qualcuno che non si accontenta della fallace illusione data dalla priorità vaccinale c’è, perché da qui all’immunizzazione della popolazione, se mai si arriverà, trascorrerà molto tempo, anche un anno e in questo anno bisogna continuare a curare per evitare di continuare con la prassi che si continua a vedere ancora oggi nonostante dal secondo mese di questa pandemia si sappia che il covid va curato».
Le storie di abbandono terapeutico di pazienti che non sono stati curati a casa, ormai in un anno sono tantissimi. E qui Zambrano fa riferimento ad alcuni casi di persone che sono state lasciati a casa con la Tachipirina. Sono racconti del dottor Antonio Palma, uno dei coordinatori dell’esperienza di Ippocrate. L’Italia è piena di queste storie vergognose. «Storie di abbandoni terapeutici, per negligenza dei medici o per paura degli stessi dottori che temono di dove rischiare del loro se si scostano da quelli che sono i protocolli ministeriali. Che devono cambiare al più presto se non vogliamo rimanere invischiati in questa pandemia ancora a lungo, indipendentemente dal successo della campagna vaccinale».
Peraltro da inserire in queste terapie domiciliari ci sarebbero anche gli anticorpi monoclonali, ieri ne ha parlato il quotidiano, La Verità, pare che è stata avviata la terapia nella Regione Marche, per impulso dell’assessore alla sanità Filippo Saltamartini (Lega), a Genova nell’ospedale S. Martino, dove il professore Matteo Bassetti, spera che sia una terapia alternativa. E’ pronta anche a Roma, all’ospedale Spallanzani.
Gli anticorpi sembrano la cura più efficace, sono quelli che avevano iniettato e salvato Donald Trump, forse per questo non piacciono alla sinistra. Questi anticorpi sono stati prodotti in Italia, ma i nostri governanti li rifiutarono, ora la Menarini è pronta a produrli. «In Europa non li ha prodotti né studiati nessuno. E’ l’ennesimo primato italiano, ignorato dall’Italia che va a caccia di vaccini – spiega il dottore Franco Sopranzi – con i monoclonali si fa prima che col vaccino: si attiva una risposta immunitaria mirata sul virus con anticorpi che suppliscono a quelli dell’individuo».
Praticamente invece di usare pratiche “medievali”, o da tardo impero romano, come il lockdown, che ha ucciso l’economia del Paese e la vita sociale di tutti noi, si poteva benissimo convivere con il virus curandolo a casa, rendendo immuni le cosiddette categorie più fragili.
DOMENICO BONVEGNA
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