L’emendamento del governo al decreto trasparenza sui prezzi dei carburanti è imbarazzante. Le multe per chi non rispetta la legge vanno da 200 a 2000 rispetto al precedente 500/6000. Appare evidente che è una mano tesa ai dettaglianti che, di conseguenza, saranno più che tentati di non rispettare le regole, visto che le sanzioni saranno meno onerose rispetto ai guadagni in più ottenuti dal non rispetto delle stesse.
Sulla questione il governo sta girando intorno per trovare una soluzione che sia gradita alla corporazione (che dà supporto elettorale al governo) e, dopo la barzelletta della proposta del ministro Urso 200/800), ha deciso di stabilizzarsi così.
Ma il problema non sono tanto le sanzioni, ché più imbarazzante è l’inesistenza di una politica in materia che consideri il ridimensionamento del carico fiscale del 70% che grava sul carburante.
Forse c’è una strategia: distrarre l’attenzione dal problema fiscale concentrandola sulle multe ai “cattivi” benzinai. Ridimensionate le multe per cui i benzinai tanto più cattivi non diventeranno… fugata l’attenzione dal problema centrale, la fiscalità.
Certo per le strategie ci vuole intelligenza, ma dopo quel che è accaduto sul 41bis (tutti concentrati sull’anarchico a cui addolcire la pena piuttosto che sulla terrificante realtà della norma liberticida), può darsi che il governo sia capace anche di questo.
Oppure è totalmente incapace e si sta affidando al caso, rincorrendo questo o quell’altro consenso elettorale.
Giochi di palazzo, certo. Ma giochi per i quali le libertà e l’economia dei consumatori viene strumentalizzata. Guardando alla fine, tra strategie e incapacità, di questo guazzabuglio si vede solo il consumatore che ha il suo portafogli sempre più aggredito.
Vincenzo Donvito Maxia