E’ giustificata la preoccupazione che questa “nuova” guerra in corso tra Israele e Hamas abbia una ricaduta sulle nostre bollette energetiche? Dipende…
Certamente non è come quanto abbiamo sofferto all’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina: più di mezza Europa era cliente della Russia e, non condividendo l’invasione, ha cominciato a chiudere i rubinetti per non ritrovarsi a finanziarla. I prezzi schizzarono alle stelle e oggi, grossomodo e con fornitori diversi, abbiamo prezzi da pre-invasione, ridimensionati ma con una ricaduta sul piano inflazionistico generale che stenta ancora a riprendersi.
Sul “conflitto” Israele/Hamas la cosa è meno diretta che non Ucraina/Russia ed è molto più un problema politico generale: uno scombussolamento (molto probabile visto lo stato dei fatti) che potrebbe portare a problemi nei mercati energetici e non solo.
Per esempio: se i nostri fornitori di petrolio della penisola arabica, a conflitto ancora più esacerbato, si schierano (come è possibile) contro Israele e contro i suoi sostenitori (l’Italia sostiene Israele), è possibile che questo possa avere ripercussioni sui contratti di fornitura in essere. Poi ci sono i mercati (nel nostro caso quello di Amsterdam) che in quanto tali subiscono in qualche modo qualunque instabilità politica del mondo, e quindi oscillano, pur se di poco.
Comunque, allo stato, non ci sono possibili ripercussioni dirette per quanto accade in Medio Oriente, e se qualcuno aumenta i prezzi dicendo che lo fa per quel che lì succede, è solo un approfittatore.
Smeralda Cappetti, legale, consulente Aduc